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Intervista a Marina Brunello: la Regina degli Scacchi Italiana

Campionessa nazionale a 14 anni e 2 mesi, Medaglia d’Oro alle Olimpiadi degli Scacchi nel 2018 a Batumi, prima italiana a diventare Grande Maestro e prima anche a conquistare il titolo di Maestro Internazionale nel 2019. La “Regina degli scacchi”, quella vera, si chiama Marina Brunello, ha 26 anni e viene da Rogno, in Valle Camonica. Noi l’abbiamo intervistata.

Descrivi una tua giornata tipo. Come vive uno scacchista?

Ci si allena diverse ore, un po’ al computer un po’ sui libri, un po’ con l’allenatore. Circa 30 ore a settimana e me le gestisco io. Mi prendo un giorno di pausa, per staccare completamente e poi mi gestisco gli orari. Se un giorno voglio fare solo tre ore, i giorni prima o dopo ne faccio di più.

Oltre a te, anche tuo fratello e tua sorella sono scacchisti.

Mia sorella ha ormai smesso ma anche lei ha vinto il campionato italiano una volta. Adesso vive a Cambridge dove lavora come infermiera. Mio fratello ha portato in famiglia questa passione, i nostri genitori non giocavano. Per puro caso c’è stato un corso alle elementari facoltativo, Sabino aveva 8 anni, gli è piaciuto molto e ha insegnato sia a me che a mia sorella, perché voleva giocare contro qualcuno. Io ho iniziato quando avevo 5 anni, forse anche prima.

Chi vince le sfide in famiglia?

Mio fratello è il più forte, fa parte della Nazionale Maschile ed è anche lui un giocatore professionista.

In che momento hai capito che la tua passione sarebbe potuta diventare il tuo lavoro?

Sono sempre stata tra le più forti d’Italia quindi l’idea di giocare a scacchi come lavoro c’è sempre stata. Quando ho preso la decisione? Finita la triennale di psicologia. Dovevo decidere se fare la magistrale in modo serio e diventare psicologa a tutti gli effetti – pensavo di spostarmi nel ramo della psicologia dello sport – oppure giocare a scacchi. Ho scelto gli scacchi.

Il fattore psicologico è un aspetto molto importante in questo sport?

Sicuramente c’è un grande lato psicologico ed emotivo in una partita di scacchi. Quello senza dubbio, sfortunatamente la facoltà a cui ero iscritta, non avendo fatto psicologia dello sport nel corso di studi, alla fine non era così inerente al mio percorso come scacchista.

Hai qualche abitudine prima di una partita? Magari qualche gesto scaramantico.

Dipende da gara a gara, c’è tutta la preparazione tecnica da fare. Dopodiché quando arrivo sul posto – di solito si arriva la sera prima o giorno prima – vado in sala da gioco per vedere come è messo lo spazio, la temperatura, quanto spazio c’è tra una scacchiera e l’altra, tutte queste cose. Entro in sala da gioco per vedere cosa mi aspetta il giorno dopo. Spesso ascolto musica prima della partita, il genere dipende dall’umore.

In Italia a che livello siamo? Ci sono grandi punti di riferimento? Quali sono le nazioni più presenti?

Esiste la federazione italiana di scacchi, è strutturata con due commissari tecnici, uno per la Nazionale Maschile e uno per quella Femminile. Questa è la struttura della federazione. Dopodiché mi appoggio molto al mio circolo, gioco per la squadra Caissa Italia Pentole Agnelli. Questa squadra si è formata nel 2017, il circolo esisteva già ma la squadra femminile ha gareggiato la prima volta nel Campionato Italiano a Squadre nel 2017. E abbiamo sempre vinto tutti i titoli fino a quest’anno dove non si è giocato. Penso sia la prima volta in Italia in cui si forma davvero, dove un circolo investe così tanto nella formazione dell’atleta, non solo nel torneo in sé, cioè con ingaggi, vitto e alloggio, ma investe anche sulla preparazione.

L’età è solo un numero o influisce sul rendimento?

Nel circolo ci sono persone di tutte le età. Non ci sono vincoli. Nella squadra ci sono alcune ragazze più giovani di me e alcune con qualche anno in più. Con l’avanzare dell’età c’è un calo di rendimento, però stiamo parlando intorno ai 45-50 anni, rispetto agli altri sport i giocatori sono più longevi. Ovviamente ci sono le eccezioni: c’è stato un grandissimo giocatore che ha giocato per il titolo del mondo varie volte negli anni ’70, che fino a qualche anno fa ha continuato a giocare con giocatori molto forti e bisognava stare molto attenti. Anche dopo gli 80 anni giocava contro gente molto forte, ha battuto qualcuno nei primi 50 al mondo. Di contro, diminuisce la velocità del cervello e si fa più fatica a mantenere alti livelli di concentrazione.

Alcuni stati più di altri, forse per tradizione, sostengono maggiormente i loro atleti?

L’esempio chiaro la Russia, dove gli scacchi sono il terzo sport nazionale. Gli atleti di punta hanno praticamente tutto pagato, devono portare a casa il risultato e hanno pressione in più, ma quando vincono gli danno un appartamento. In Italia ho vinto la medaglia d’oro e quasi nessuno si è accorto. In paesi come la Russia se vedono un giovane talentuoso gli affiancano un allenatore forte. Adesso è così anche in Cina. Altre nazioni forti tutte quelle dell’ex URSS, Francia, Germania, Spagna, Inghilterra. L’Italia sta crescendo, se fino a 20 anni fa eravamo considerati quasi terzo mondo ora siamo diventati pericolosi.

Come è strutturata la federazione? Ci sono tornei maschili e femminili?

La nostra federazione fa parte del CONI, quindi campionati divisi in Femminile e Assoluto. Ciò significa che noi ragazze possiamo giocare con i ragazzi e i maschi non con noi. Ma la maggior parte dei tornei si chiamano tornei “open”, sono aperti a tutti e si gioca tutti insieme, maschi e femmine. Solo i campionati sono divisi. Io sono stata la prima donna nel 2019 a giocare la Finale del Campionato Assoluto, semplicemente perché è difficile qualificarsi. Non perché non ci fosse la volontà prima, ma perché il livello maschile è più alto di quello femminile. E quindi sono stata la prima che è riuscita ad entrare, grazie alla wild card della federazione, e così ho potuto giocare questo torneo. A livello psicologico è stato abbastanza difficile, soprattutto nelle prime partite, perché essendo la prima donna a giocarlo e l’unica del torneo chiaramente avevo questa pressione addosso. Alla fine, è andata bene e ho dimostrato che anche una ragazza può giocare tranquillamente a scacchi. Per esempio, però, un pomeriggio durante il torneo stavo tornando a casa dopo 4-5 partite disputate, quando incontrai un signore, appassionato, che sorpreso dai miei risultati mi disse: “all’inizio del torneo pensavo che le avresti prese da tutti. Mi sbagliavo”. Questo spiega molto bene la situazione in cui ero: tutti si aspettavano che la ragazza perdesse e invece la ragazza ha fatto patta con quello che ha vinto il campionato e ha battuto il campione uscente.

Come mai c’è questa concezione?

A livello culturale fino 30-40 anni fa era stranissimo che una donna giocasse a scacchi, era considerato sport maschile. Era qualcosa di strano e le ragazze per questo non si avvicinavano al gioco. Ancora adesso c’è grande disparità numerica. In un torneo di 100 persone, ci sono circa 3-4 ragazze e sono sempre le stesse. Essendo molto meno è facile immaginare perché il livello sia più basso. Probabilmente il giorno in cui i numeri saranno uguali anche il livello sarà lo stesso.

Come si diventa “grande maestro femminile”, e “Maestro Internazionale”?

Bisogna raggiungere un determinato punteggio ELO, e fare tre tornei con performance specifica, per esempio, per diventare Maestro Internazionale serve 2400 di punteggio, e 2450 la performance in tre tornei diversi.

Se si pensa allo sport in generale, ci sono atleti “baciati dal talento”. Penso a Michael Jordan o Roger Federer. Anche negli scacchi è così?

Sicuramente, però come anche loro bisogna allenarsi. Il talento da solo ti porta a un buon livello ma non ti fa diventare un campione. Tutti i campioni, anche quelli talentuosi, si sono allenati tanto e si sono tanto dati da fare perché altrimenti non si vince. Si vince all’inizio se hai talento, ma per diventare campione devi studiare e allenarti molto.

Dove finisce lo “studio” e dove comincia “l’estro”? Quando viene fuori la personalità di un giocatore?

Anche se si gioca con pochi pezzi e sono solo 64 caselle io non ho mai giocato una partita uguale ad un’altra. Le possibilità sono talmente tante che in realtà non è così strano, già alla prima mossa posso scegliere 20 continuazioni diverse e il mio avversario pure, quindi sono 20 mie e 20 sue e più si va avanti e più le continuazioni possibili aumentano. Nel giro di 4-5 mosse probabilmente il numero è molto grande. La prima parte del gioco si chiama apertura ed è stata catalogata, ci sono tantissime aperture diverse. La siciliana è una delle aperture più comuni e diffuse. L’inizio quindi viene studiato, possiamo dire che 15-20 mosse vengono giocate senza doverci pensare perché hai già studiato prima. Però, quando finisce la fase di apertura inizia il medio gioco ed è qui che il giocatore inizia ad usare solo ed esclusivamente la sua testa. Dallo studio puoi sapere che in certe posizioni si possono usare 2-3-4 piani diversi, però sta al giocatore capire esattamente quale sia il piano migliore. Non puoi prevedere all’infinito, puoi prevedere un po’ e poi devi andare avanti con la tua testa. Da lì inizia la creatività del giocatore, ciò che si vede, la comprensione della posizione.

Che tipo di giocatrice ti definiresti?

Negli scacchi è più difficile dire “difensivo o offensivo”, probabilmente mi definirei una giocatrice attiva, questo aggettivo sta bene. Mi piacciono posizioni anche complesse in cui succede qualcosa di concreto, posizioni tese. Ciò significa che tutti i risultati sono possibili. Le posizioni di solito sono complicate e ci saranno errori da entrambe le parti. Questa tipologia di posizioni mi piace.

Come prendi le vittorie e come accetti le sconfitte. La vittoria più dolce?

La vittoria è facile: quando ho vinto l’oro alle olimpiadi. Poi c’è stata un’altra vittoria molto importante per me sulla singola partita, quando sono riuscita a battere una giocatrice fortissima che è tra le prime 15 al mondo. Quando sono riuscita a battere lei ho capito di aver fatto bene a scegliere gli scacchi. Ho riconosciuto la mia forza. Quello è sicuramente un momento importante per me a livello di crescita personale. E la medaglia d’oro, conquista bellissima, ha un valore chiaro.

E le sconfitte?

Ogni volta che uno gioca e arriva secondo un po’ brucia. Arrivare secondi è una cosa che non mi piace, meglio terzi o quarti a quel punto. La sconfitta fa parte del gioco però dà fastidio lo stesso. Di solito però rimango arrabbiato con me stesso qualche ora ma il giorno dopo sono tranquilla di nuovo.

Come sei messa nel ranking?

Sono prima ma sono molto vicina alla seconda, siamo sempre lì. Questo a livello nazionale femminile. Ci sono classifiche individuali ma anche per nazioni. Le classifiche per nazione si calcolano prendendo la classifica dei primi dieci giocatori e facendo una media. L’Italia è al 33° posto a livello assoluto (maschile). Siamo 26° noi ragazze, anche meglio dei ragazzi (ride).

Hai mai incontrato tuo fratello?

L’anno scorso abbiamo giocato contro. È difficile perché sei contro tuo fratello, fai fatica ad avere la cattiveria che si ha con altri giocatori, ma lo stesso vale anche per lui. Siamo entrambi in svantaggio, al Campionato Italiano abbiamo fatto patta. Le giochiamo sempre le partite, però alla fine dopo 3-4 ore abbiamo deciso di pareggiare.

Obbiettivi per il futuro?

Proverò a giocare il Campionato Assoluto, altrimenti quello femminile, senza ombra di dubbio. Ho partecipato con la nazionale ad europei e olimpiadi e ho giocato l’europeo individuale femminile più volte. Il miglior risultato è il 16° posto nel 2019: è stato lì che ho battuto quella giocatrice molto forte e mi sono qualificata alla coppa del mondo che doveva essere quest’anno ma è saltata. L’anno prossimo ci sarò.

Che consiglio daresti a chi volesse iniziare questo sport?

Sicuramente di cercare di divertirsi sempre ad ogni partita. È importante trovare un partner della stessa forza in modo tale che ci si possa confrontare. Così è più facile crescere. Qualche volta si vince e qualche volta si perde, è molto importante. Poi ci sono diversi libri, facili da leggere per chi vuole iniziare a giocare dove spiegano qualche strategia, come impostare una partita e danno le linee guida.

Francesco Moretti

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