Gli uomini della Guardia di finanza di Costa Volpino, al comando del Luogotenente Matteo Cattedra, hanno scoperto 4 società che in pochi anni avrebbero evaso oltre 11 milioni di euro grazie alla compiacenza di sedicenti imprenditori, e alla complicità di un commercialista campano.
Una società con sede a Costa Volpino specializzata nell’edilizia e nella fabbricazione e montaggio di parti assemblate metalliche (realizzava per lo più capannoni industriali oppure prestava manodopera a varie acciaierie) si faceva emettere fatture relative a operazioni economiche inesistenti da tre società cartiere: una a Endine Gaiano e due in bassa Valle Camonica. Quella di Endine, in particolare, aveva come apparente oggetto di attività quello dei “lavori di meccanica generale”, ma in realtà operava in un piccolo ufficio con una sola dipendente part-time che doveva unicamente compilare fatture su indicazione del suo amministratore. Non aveva nessun operaio a libro paga, né altre maestranze e, nonostante questo, nel giro di due anni, avrebbe fatturato 2 milioni e 200 mila euro. Le fatture venivano quindi correttamente saldate dalla ditta di Costa Volpino tramite regolari bonifici o assegni bancari; poi però il titolare della società di Endine riscuoteva le somme in contanti e restituiva il denaro all’imprenditore di Costa Volpino, dopo aver trattenuto il proprio compenso. Accadeva così anche per altre due società cartiere dislocate in bassa Valle Camonica. In questo modo l’azienda di Costa Volpino abbatteva i propri utili e otteneva indebite compensazioni previdenziali ed erariali: tra il 2009 e il 2013 ha iscritto nella propria contabilità costi inesistenti non dichiarando 9 milioni di euro e non versando l’Iva per un importo di altri due milioni di euro. La Guardia di finanza di Costa Volpino ha quindi denunciato sei persone: due erano gli amministratori di fatto dell’azienda di costruzioni di Costa Volpino: si tratta di un 65enne di Costa Volpino, già noto alle forze dell’ordine per precedenti simili, e di un 75enne toscano. Un 60enne di Darfo era invece l’amministratore formale della stessa società bergamasca. Denunciati anche i due titolari delle 3 società cartiere: due camuni, uno di Darfo e uno di Breno. Denunciato infine un commercialista campano che forniva la propria consulenza all’azienda di Costa Volpino: grazie a lui, i titolari si inventavano falsi crediti di imposta con i quali compensavano indebitamente i contributi previdenziali, assistenziali ed erariali. Negli stessi anni, l’azienda partecipava a grossi lavori in tutto il nord Italia e tra il 2010 e il 2014 era arrivata ad avere fra i 90 e i 110 dipendenti, proprio quando la crisi metteva in ginocchio l’edilizia. Paradossalmente i crediti vantati nei confronti dell’erario facevano apparire la società come una impresa fiorente agli occhi dei concorrenti, sempre in regola con i Durc (documento unico di regolarità contributiva) e ammessa alle varie gare d’appalto a cui partecipava. Al termine delle indagini, la Guardia di Finanza ha sequestrato beni riconducibili ai titolari della società di Costa Volpino: nove fabbricati, un terreno, otto automobili, un motociclo, vari conti correnti e quote societarie.