Da anni i residenti di Palazzolo, come quelli di Caleppio, fanno i conti con un’emergenza ambientale: le lastre d’amianto ancora presenti sul tetto di due capannoni di un’impresa edile situati al confine tra i due paesi. Un pericolo persistente e mobile, dato che le particelle si muovono nell’aria, così come preoccupano i detriti di lastre di amianto scagliate dal vento nei terreni vicini al capannone in questione.
La Procura di Brescia ha aperto un’inchiesta e nel registro degli indagati oltre a padre e figlia, palazzolesi proprietari dell’area, accusati di disastro ambientale, sarebbe anche stato aggiunto il nome della responsabile del servizio ambientale del Comune, che sarebbe accusata di omessa bonifica. Negli anni scorsi l’Amministrazione ha emesso ben due ordinanze per far rimuove l’eternit, ma i proprietari dei capannoni non hanno mai provveduto a svolgere i lavori per togliere le lastre dai 5mila metri quadrati dell’area per mancanza dei fondi necessari. La responsabilità della bonifica, a parere dei cittadini che si sono rivolti alla Procura per risolvere la questione, sarebbe quindi passata nel mani del Comune che però nulla avrebbe fatto in tal senso. Ora l’inchiesta dovrebbe far luce sulle responsabilità e le azioni conseguenti da mettere in campo.