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Il laboratorio del cibo da nonna Carmen a Claudio Leoni

Un inglese lo definirebbe “mind blowing”, che nell’accezione anglofona del termine significa letteralmente “strabiliante”, che sconvolge la mente. Un concetto che ben descrive Carmen: l’innovativo “Food lab” nato a Boario Terme da un’idea di Claudio Leoni.

Carmen è un laboratorio creativo dove si sperimenta e si costruisce con la fantasia e la buona cucina. L’idea nasce dall’esigenza di creare un locale non etichettabile, una proposta diversa dal solito trinomio rock and roll, birra e hamburger.

Con un po’ di intraprendenza e un pizzico di coraggio, dopo aver lasciato il lavoro, Claudio è partito alla volta dell’America, con la convinzione che quando un’idea chiama deve essere assecondata. Dopo aver viaggiato per gli Stati Uniti, dall’asfalto rovente della Route 66 al traffico di Manhattan è tornato in Valcamonica e, come un migrante d’altri tempi di ritorno con una piccola fortuna, si è portato appresso una valigia piena di nuove idee e stili, che si sono concretizzati nel Carmen.

Carmen, seppur diverso, è un locale maturo e in mutamento, un riff di chitarra in accordo con una sinfonia d’archi. È un’oasi nella giungla urbana. Fuori dalla porta il traffico scorre lontano, un occhiello nel centro di Boario. Se vi accomodate da Carmen i cani possono entrare ma la frenesia deve aspettare fuori, e probabilmente, dopo che vi sarete gustati un buon caffè e una fetta di cheesecake di giornata, se ne sarà andata stanca di aspettare.

Carmen è una caffetteria, una pasticceria, un cocktail bar e anche un ristorante, ma sarebbe riduttivo limitarlo ad una categoria, perché al Carmen vige uno stato di anarchia creativa con due sole regole: soddisfare ogni curiosità del gusto e sperimentare piatti nuovi e di qualità.

La cucina è un tributo all’estro di nonna Carmen (da cui deriva il nome) che, seppur priva della capacità di sentire sapori e odori, aveva delle doti culinarie eccezionali, frutto dell’inventiva e del talento che rivivono oggi nei piatti del locale. Oltre che a reinventarsi costantemente, spinge il cliente a sforzarsi di usare l’immaginazione: è un concetto astratto finché non ci si siede ad uno dei tavoli e non si decide di ordinare. Il laboratorio è pronto a rendere autentico, trasformando in gusto ogni desiderio: se si avrà voglia di lasciarsi andare a un’esplosione di sapore con i dolci della cuoca Manuela, allora Carmen si metterà il cappello da pasticcera, sfornando tiramisù, brownies e biscotti allo zenzero freschi di giornata, mentre se avrete voglia di passare una serata esplorando la raffinatezza di piatti unici, Carmen sfoggerà il suo miglior grembiule da chef e preparerà per voi alcuni dei migliori abbinamenti tra fantasia e buon gusto. Perché da Carmen potrete far colazione, sedervi a pranzo, cena o solamente passare per rilassarvi con una tisana calda o del buon vino. Qualità e genialità si ritrovano nei piatti più tradizionali, che fanno scoprire accostamenti inediti. Dalla Pasta fresca con farina di castagne e funghi con l’aggiunta di mirtilli, alle penne con polvere di pomodoro e pistacchi, al filetto di manzo lardellato cotto su pietra lavica. I piatti rievocano allegorie stagionali, le verdure che compongono le vellutate di carote, rapa o zenzero sembrano colte direttamente da un giardino botanico dietro la porta della cucina.

L’arredamento è un contatto brillante tra moderno e tradizionale. Le piante ad ogni angolo, i cactus sui tavoli vintage, sembrano provenire da un negozio di un antiquario con una vena per la botanica in una via di Nothing Hill. L’arredamento vissuto e da scoprire racconta delle storie: la grande cassettiera all’angolo, gli sgabelli recuperati da una scuola di Piacenza (se fate caso ai particolari troverete scritti i nomi degli scolari), le sedie di un antico bistrot di Firenze. L’unico modo per scoprire Carmen è viverlo, sedersi tra edere e cactus e lasciar che sia la fantasia a decidere: Carmen farà il resto, è un rimedio alla rigidità di pensiero.

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