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Chiamata Marzo Dossena1

«Ciamà e casà mars», la tradizione secolare bergamasca rivive a Dossena

Quella di Dossena è da sempre considerata una delle località della Valle Brembana che ancora conserva e difende con le unghie e con i denti alcune delle più antiche e misteriose tradizioni bergamasche. Qui, il rito di propiziare l’arrivo della bella stagione e di lasciarsi alla spalle, attraverso il frastuono dei campanacci delle mucche – chiamati “ciòche” – l’inverno e il suo freddo, si caratterizza per essere ripetuto ben due volte: l’ultimo giorno di Febbraio – “ciamà Mars” – e l’ultimo di Marzo – “casà Mars” -. 

Il 28 Febbraio infatti, all’imbrunire del giorno, la tradizione vuole che un numeroso gruppo di ragazzi, ragazze e adulti del paese, saluti l’ arrivo del mese di Marzo e della bella stagione suonando grossi campanacci, nacchere e corni di becco attraverso le vie e le svariate contrade del paese. Anticamente il rito era caratterizzato da una massiccia presenza di ragazzi provenienti, nella maggior parte dei casi, da famiglie di allevatori, tutti con forti legami culturali al mondo agro-pastorale e la cui partecipazione era legata alla totale spontaneità, all’auto-organizzazione.

Il percorso del corteo si svolgeva senza un vero e proprio schema deciso anticipatamente, ma era dettato quasi obbligatoriamente dalla posizione delle contrade, talvolta anche molto distanti tra loro; da quelle più basse come Molini, Adelvai, Brèta e Gromasera, passando per Ca’ Astori, Lach, Ca’ Granda, Carale fino a Posa Cara e Villa. I testimoni più anziani raccontano ancora che al rito partecipavano unicamente ragazzi, maschi o femmine, dall’età di 6 anni fino ai 14. “Dalla frazione Molini partivano anche in 40 ragazzi e arrivavano fino alla Adelvai “ – Racconta un anziano del paese nei suoi appunti di testimonianze riguardo alla partecipazione al rito – “Non sempre si riusciva a raccogliere abbastanza campanacci per tutti i partecipanti, chi ne era sprovvisto si doveva arrangiare con secchi e tòle; lo scopo era quello di far più baccano possibile, talvolta irrompendo all’improvviso nelle cascine e mettendo scompiglio nelle stalle; per questo motivo capitava che i contadini ci facessero scappare”.

Nonostante, durante gli anni, l’andamento della partecipazione al rito di “Sunà Mars” ha subìto un naturale cambiamento delle condizioni socio-economiche del paese – da una parte l’emigrazione e dall’altra il progressivo abbandono delle attività legate all’allavamento – con una conseguente e drastica diminuizione dei partecipanti, a Dossena il rito pre-cristiano della chiamata e cacciata di Marzo non è mai morto.

Oggi a tenerlo in vita sono soprattutto Piero Zani e la moglie Liliana Omacini dell’ Associazione culturale Alegher de Dosena, che dagli anni 90, accolgono i gruppi di ragazzi presso la loro abitazione di Via Don Pieto Rigoli. Supportati da un gran numero di genitori, Piero e Liliana ogni anno riportano per le vie del paese il piacere della condivisione e della partecipazione, senza il bisogno di chissà quali strumenti o mezzi, ma solo il puro e semplice piacere di riunirsi ancora una volta come facevano gli avi, tra chiacchiere, qualche dolcetto, bevande e tanta buona musica. Ancora oggi si avverte, nello svolgersi del rito e nell’euforia generale che contagia tutti i partecipanti, la volontà da parte dei dossenesi di non voler rinunciare a nessun costo a questa tradizione, radicata nella storia e nella cultura di ogni abitante fin dai tempi più remoti.

 

di GRETA BALICCO


 

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