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Gelmi

Si delineano le responsabilità di Gelmi

Si stanno definendo i contorni della vicenda che ha visto l’arresto dell’ex sindaco di Malonno Stefano Gelmi e della messa ai domiciliari di tecnici e imprenditori con l’accusa anche di turbativa d’asta.

Una accusa sostenuta dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani e contestata a Stefano Gelmi e ad altre dieci persone: 8 imprenditori e 2 dipendenti pubblici in servizio alla Centrale Unica di Committenza dell’Unione delle Alpi Orobie Bresciane. L’ex primo cittadino è in carcere, tre imprenditori ai domiciliari, così come i due dipendenti del Cuc, mentre gli altri cinque hanno l’obbligo di firma. Secondo l’accusa Gelmi favoriva imprenditori amici comunicando loro in via riservata l’apertura del bando per l’aggiudicazione di appalti pubblici e, a partecipare, erano sempre gli stessi, che si accordavano anche sul ribasso minimo in modo da ottenere prezzi concorrenziali. Le indagini della Procura si sono concentrate sulla riqualificazione energetica della sede del Comune di Malonno (per un importo di 420mila euro), quelli per la viabilità (242mila euro) e la ristrutturazione della biblioteca comunale (per 450mila euro). Il gip Cesare Bonamartini nell’ordinanza ha specificato testualmente che «Il sistema di cordate delineato nell’ambito delle tre procedure di appalto esaminate risulta diffuso e condiviso tra tutti gli imprenditori ed amministratori operanti nel contesto della Centrale Unica di Committenza oggetto di indagine». Determinanti ai fini delle indagini e quindi dei provvedimenti emessi sarebbero anche le parole di Gelmi quando in auto, non sapendo di essere intercettato, sulla modalità di assegnazione degli appalti aveva detto: «Uno spettava a Rocco, uno spettava a Remo e l’altro spettava a Cattaneo. Punto e basta». Per il Gip, «Gelmi risulta regista delle diverse operazioni collusive con gli aggiudicatari dei lavori pubblici e manifesta nella gestione della “res publica” una disinvoltura che trasmoda nel totale disprezzo per le garanzie di imparzialità imposte dalla legge». Le dimissioni dalla carica di primo cittadino, ufficializzate a novembre scorso, non avrebbero fermato l’attività illecita poiché socio in uno studio tecnico, Stefano Gelmi «anche nella propria veste di geometra può proseguire nell’opera spartitoria degli appalti tra le imprese operanti nella zona». Da qui il rischio di reiterazione del reato e quindi l’arresto in carcere. Agli atti dell’inchiesta che potrebbe allargarsi ulteriormente ci sono poi le ammissioni di alcuni imprenditori che hanno fatto parte della cordata o che hanno avuto contatti. Sembra, ma per orsa sono solo voci incontrollate che presto vi saranno altre sorprese, anche in altri comuni.

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