Da inizio 2019 si sono verificati oltre 30 incendi boschivi: tra i più significativi quelli di Tignale del 13 gennaio, che ha devastato 22 ettari di bosco, di Lumezzane del 22 febbraiuo, con 20 ettari distrutti dalle fiamme e sempre di Lumezzane del 23 febbraio con 40 ettari di bosco andati in fumo.
In alcuni casi il tempestivo intervento dei Carabinieri forestali di Brescia ha portato ad individuare gli autori degli incendi: infatti i militari da gennaio ad oggi hanno denunciato per incendio boschivo (art. 423 bis) 6 persone colte in flagranza di reato nei comuni di Sabbio Chiese, Gavardo, Pezzaze, Polaveno, Sarezzo e Sonico. Nella maggior parte dei casi il modus operandi è stato sempre il medesimo: il proprietario del terreno effettuava lavori di ripulitura e poi decideva di dar fuoco ai residui vegetali; imprudenza, condizioni metereologiche critiche e seccume della vegetazione hanno poi fatto il resto. A conferma del proliferare di questi comportamenti assai pericolosi ci sono tra l’altro anche le circa 50 sanzioni amministrative contestate dai militari bresciani a cittadini che in violazione alla legge regionale 31/2008 hanno acceso dei fuochi che fortunatamente non sono degenerati in veri e propri incendi boschivi. Il richiamo alla prudenza appare superfluo, un incendio boschivo oltre a determinare un grave danno alla natura mette in serio pericolo anche la pubblica incolumità, infatti con la primavera le aree verdi di tutta la provincia tornano a ripopolarsi di turisti che a seguito di un incendio boschivo potrebbero vedersi rovinata una bella giornata in relax e all’aria aperta.