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Malegno Borno mortale

3 indagati per l’incidente mortale della Malegno-Borno

Con la chiusura delle indagini preliminari passano da 9 a tre gli indagati per la morte avvenuta sabato 29 luglio luglio del commissario di percorso Mauro Firmo, travolto e ucciso nel corso del giro di prova del sabato della cronoscalata del 47° Trofeo Valle Camonica.

La chiusura indagini è stata notificata già a fine novembre dal sostituto procuratore Paolo Mandurino a tre organizzatori del Trofeo: il Direttore di gara, il Delegato all’allestimento del percorso e l’Ispettore della sicurezza che saranno dunque chiamati a rispondere della morte del commissario perché, secondo la Procura con negligenza, imprudenza o imperizia avrebbero «omesso di rilevare la difformità del posizionamento della postazione di controllo n. 20 assegnata al commissario di percorso Mauro Firmo che risultava collocata sul lato sinistro della strada e ciò in violazione di quanto indicato dal Piano di sicurezza, in base al quale la postazione doveva trovarsi sul lato destro e 65 metri più avanti». I tre tecnici dovranno ora dimostrare quanto la vicenda sia stata dettata da una tragica serie di fatalità: Mauro Firmo e il collega ferito, Davide Foroni, si erano posti, pochi istanti prima dello schianto, come evidenziato da alcuni fotogrammi in una zona pericolosa che come tale dovevano evitare essendo formati al riguardo, dichiarata interdetta da più cartelli affissi, nei pressi dell’insegna che indica l’inizio del «Settore 20»: quindi non l’effettiva postazione degli ufficiali di gara. La perizia redatta da un tecnico nominato dalla Procura ha invece indicato come nel tratto dell’incidente, parte dei guardrail non fosse in grado di trattenere un veicolo lanciato a 120/130 km/h, come stimato per la Peugeot 106 investitrice e questo potrebbe far indagare anche sulla regolarità del collaudo tecnico redatto il 13 luglio da un ingegnere della Provincia e sottoscritto da Aci e dal rappresentante della Polizia Stradale per conto del Ministero. Sempre la perizia ha evidenziato come esista una difformità tra il numero di telaio dell’auto e del libretto rispetto al passaporto tecnico. Secondo alcuni l’auto per questo non doveva prendere il via e ciò sarebbe stato oggetto di discussione. La perizia invece nulla dice sullo stile di guida del pilota anche se era una ricognizione e non una prova, sul tipo di motore e dello stato di consunzione delle gomme e del perché ha sbandato, o di eventuali guasti a sterzo o ammortizzatori che possano aver innescato la perdita di aderenza. Resta chiedersi perché Mauro Firmo, geometra e quindi un tecnico esperto, si trovasse in quel punto che le mappe in suo possesso non indicavano come la postazione in sicurezza.

 

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