“Il futuro della zootecnia tra sostenibilità e disinformazione” è il tema che è stato dibattuto durante il convegno che si è tenuto ieri sera, per iniziativa di Coldiretti Bergamo, nell’ambito della Fiera Agricola della Pianura Bergamasca di Treviglio. Un tema caldo, che fa spesso discutere, ma che troppo spesso non viene affrontato in modo corretto.
“Abbiamo voluto confrontarci con esperti indipendenti per capire e avere le informazioni corrette da utilizzare quando ci dobbiamo difendere da attacchi strumentali e pretestuosi, ma anche perché è giusto che la verità venga portata all’attenzione dell’opinione pubblica e di chi ha il compito di legiferare”. Ha detto nella sua introduzione il direttore di Coldiretti Bergamo, Carlo Loffreda, alla folta platea che ha seguito i lavori.
Mauro Belloli dell’Area Economica di Coldiretti Lombardia ha fatto un quadro generale della situazione dei vari comparti della zootecnia a livello nazionale, in modo da avere un quadro di riferimento per i successivi ragionamenti.
Il lavoro degli allevatori spesso rischia di essere raccontata in modo distorto sotto vari aspetti. Tra i tanti citiamo la carne sintetica, l’etichettatura di origine, i cambiamenti climatici, le emissioni ambientali, il benessere animale, la sicurezza alimentare.
A mettere le cose in chiaro ci ha pensato Luca Buttazzoni del CREA (il Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, zootecnia e acquacoltura). Dopo aver fatto un focus sul tema della sostenibilità, specificando che si declina in tre grandi rami, economica, etica e ambientale, Buttazzoni ha fatto chiarezza sulla differenza tra impronta e impatto ambientale e ha spiegato come viene solitamente stravolta la realtà quando si imputa alla produzione di carne un uso eccessivo di acqua.
“I famosi 15.000 litri di acqua utili a produrre 1 kg di carne – ha precisato – comprendono la pioggia che cade sui campi dove si coltivano foraggi e mangimi e quindi il 96% del totale rientra nel normale ciclo dell’acqua portando a 600 litri il reale utilizzo di acqua destinato alla produzione”.
Anche sull’inquinamento dell’aria bisogna avere le idee chiare, visto che la zootecnia è accusata di essere tra le principali fonti di emissione di gas serra. “Bisogna sapere – ha detto Buttazzoni – che i bovini producono metano che, a differenza dell’anidride carbonica, non si accumula in atmosfera, anzi ci consente di contrastare il riscaldamento del suolo grazie alla trasformazione del metano in carbonio biogeno. Ovviamente il percorso non si deve interrompere, ma bisogna sempre far meglio per ridurre ancora di più le emissioni di metano”.
Dopo aver approfondito una serie di teorie scientifiche Luca Buttazzoni ha elencato alcune importanti evidenze: la domanda mondiale di cibo e di prodotti di origine animale è in tumultuoso aumento; l’agricoltura produce cibo, se non lo produciamo in un luogo dobbiamo produrlo in un altro; in generale, dove le condizioni sono favorevoli, bisognerebbe aumentare la produzione di cibo; il cibo da bioreattori oggi non è una innovazione ma speculazione, infatti viene proposto ai Paesi ricchi; salvo i tagli delle foreste tropicali, la zootecnia non è responsabile del riscaldamento globale; l’agricoltura è l’unico settore produttivo che naturalmente immagazzina anidride carbonica; riducendo le emissioni di metano, la zootecnia può contribuire al raffreddamento globale; nei Paesi sviluppati, e soprattutto in Italia, il paesaggio è “paesaggio agrario” frutto del sapiente lavoro degli agricoltori. Tutte queste considerazioni hanno portato alla conclusione che l’agricoltura non è parte del problema, ma della soluzione!
“Il nostro sistema zootecnico – ha affermato Gian Enrico Grugni, Direttore di ARAL ( Associazione Regionale Allevatori della Lombardia ) – ha fatto e sta facendo tanto per migliorare per quanto riguarda il benessere animale, la qualità delle produzioni e le emissioni in atmosfera, un impegno che gli allevatori stessi, per primi, tramite l’ARAL, devono proseguire e migliorare ulteriormente per non ritrovarsi in futuro a dovere subire le decisioni di altri”.
In conclusione il Presidente di Coldiretti Bergamo, Gabriele Borella, ha esposto quanto Coldiretti sta facendo per tutelare gli agricoltori e gli allevatori, come le recenti manifestazioni a Bruxelles e al Brennero. Ha quindi sollecitato i numerosi politici presenti – l’assessore regionale alla Casa e all’Housing Sociale Paolo Franco, Il sottosegretario regionale con delega allo Sport e ai giovani Lara Magoni, il consigliere regionale Pietro Macconi e il consigliere regionale Giovanni Malanchini, oltre al sindaco di Treviglio Juri Imeri – a lavorare per diminuire il carico di burocrazia che appesantisce i bandi destinati al mondo agricolo affinché possano diventare veramente un’opportunità. “Quest’anno celebriamo gli 80 anni di Coldiretti – ha concluso -, siamo sempre stati al fianco della politica ma siamo anche pronti a dare battaglia a chiunque cerchi di sminuirci, dimenticando i 580 miliardi di euro che il nostro settore produce all’anno”.