Eccoci a Novembre, mese in cui le temperature diventano sempre più fredde, le giornate più buie, la nebbia più fitta e la malinconia inizia a farsi sentire.
Sono giorni gelidi e piovosi, che non ci incoraggiano ad uscire dalle nostre confortevoli casette. Per sopportare questo clima così freddo, Novembre ci regala anche sapori e tradizioni che ci riscaldano il cuore: il profumo delle castagne arrostite alle feste di paese, la zucca che con il suo brillante arancione colora i nostri piatti, e perché no una bella cioccolata calda che ci accompagna nelle merende o sere più fredde. Tutto questo mi fa pensare alla combinazione perfetta: coperta, cioccolata fumante e un bel film. E sono sicura che tanti di voi condividono questa mia idea.
Per questo, vi voglio consigliare un film da vedere in ottima compagnia sotto le coperte con la vostra tazza fumante di cioccolata. Regalandovi un momento che vi riscalderà da queste giornate grigie.
La rubrica che scrivo ha lo scopo di farvi apprezzare personaggi Bergamaschi, dai quali si possano trarre degli insegnamenti utili e significativi dai loro successi. Determinazione, passione e dedizione sono le qualità che emergono da questi Artisti, che possiamo e dobbiamo applicare al nostro quotidiano.
Dopo questa breve introduzione, mi sento di consigliarvi per questo mese un bel film di Giorgio Pasotti, attore molto conosciuto nel cinema, nel teatro e nelle serie tv italiane.
Giorgio Pasotti- Da lottatore professionale al talento a recitare
Nasce a Bergamo il 22 giugno 1973. La sua è una famiglia benestante in cui si condividono passioni, successi e delusioni. Grazie al padre, scopre il mondo delle arti marziali, e i valori come la disciplina e il rispetto. Si trasferisce in Cina per coltivare la sua passione, tanto che riesce ad inanellare una serie di successi e a vincere numerosi premi, diventando campione di wushu. Siamo nel 1993 quando Giorgio Pasotti, oltre alla passione per il suo sport, si inizia ad avvicinare, azzarderei a dire, in modo casuale al cinema. Esordisce nel film “Treasure Hunt”, interpretando un giovane occidentale che diventa monaco nel tempio di Shaolin; la sua capacità recitativa non passa inosservata, difatti in poco tempo viene scritturato per un altro film di produzione cinese: “The Druken Monster 3” diretto da Liu Chia Liang. Nel giro di pochi anni prende ruolo per il terzo film di produzione orientale, “Two Shaolin kids” ambientato sempre in un monastero di Shaolin, che riscuote subito un buon successo commerciale. Sente di ritornare in Italia e di coltivare sia la passione per il cinema che l’amore per le arti marziali. Così entra nella squadra nazionale italiana e vince l’oro al Campionato Europeo di Monaco. L’anno successivo si trasferisce a Los Angeles per studiare recitazione, tanto che assume un ruolo nel film “The dragon fury II”; tuttavia il cinema americano non lo attira come quello italiano, ma il desiderio di recitare nel suo Bel Paese lo spinge a ritornare. La prima occasione avviene con il film di Daniele Lucchetti “Piccoli maestri”. Nel 1997 lavora per la prima volta con Gabriele Muccino nel suo “Ecco fatto”, che sarà poi uno dei più suoi fedeli collaboratori, oltre che un amico. Nel frattempo, continua la sua attività agonistica partecipando al Campionato del Mondo di Roma del 1997; ma chiude la sua carriera sportiva con gli Europei di Atene del 1998. Il 2000 si apre con un’importante esperienza teatrale in cui recita al fianco di Stefania Rocca in “Le Poligraphe” per la regia di Robert Lepage. La tournèe ottiene un grande successo da parte del pubblico, appassionando il nostro artista al teatro. Negli anni successivi partecipa a diversi film d’autore, ne cito alcuni come: “Dopo mezzanotte” di Davide Ferrario del 2003 e “Le rose del deserto” di Mario Monicelli del 2006. Il suo talento e il suo fascino lo rendono protagonista in videoclip musicali come “Luce”, il brano di Elisa, “Ancora qui” di Renato Zero, “Ormai” di Silvia Salemi. Cinema, teatro e videoclip non lo fermano, ma l’ascesa di Giorgio Pasotti lo portano anche ad accettare parti in serie come le serie “Distretto di polizia”, “L’amore non basta (quasi mai…)” regia di Antonello Grimaldi (2011), “Anita Garibaldi” (2012).
“L’ultimo bacio”, film scritto e diretto da Gabriele Muccino nel 2001. Ottiene grande successo nel cinema italiano, nel 2006 viene realizzato un remake statunitense, diretto da Tony Goldwyn, intitolato The Last Kiss.
8 vite intrecciate vengono raccontate in un susseguirsi di passioni, emozioni ed avventure esilaranti.
Carlo, ossia il protagonista ventinovenne aspetta un figlio dalla fidanzata Giulia, la quale annuncia ai suoi genitori la bella notizia. Tuttavia, la mamma di Giulia è in un momento di caos: la paura di invecchiare e il rapporto non più soddisfacente con il marito Emilio, le fanno provare il desiderio di nuove emozioni ma non riesce a trovare coraggio.
Carlo oramai 30enne, è un ragazzo spensierato, che non ha intenzione di avere “troppe responsabilità”, ma quello che vuole non è in linea con la sua vita. Questa sua insoddisfazione emerge nei festeggiamenti di addio al celibato di Marco, suo amico, il clima sembra allegro, in realtà anche Adriano, Alberto e Paolo non sono felici. Adriano, marito e padre, litiga di frequente con la moglie; Alberto a caccia di nuove avventure, non riesce a stabilire un legame sentimentale stabile; Paolo ossessionato da Arianna la chiama a tutte le ore, non occupandosi del padre molto malato. Al matrimonio, Carlo conosce la studentessa Francesca e ne rimane folgorato, sarà lei ad “alleggerirgli la vita”? E tornando ad Anna troverà il coraggio di lasciare Emilio? E le vite dei quattro amici come si evolveranno?
Avventure sentimentali, emozioni forti, e desiderio di evadere dalla propria vita: sono questi gli elementi di questa commedia divertente e al tempo stesso tragica, in cui si raccontano due generazioni diverse che soffrono entrambe dello stesso problema: la Sindrome di Peter Pan, ossia l’incapacità di operare nel mondo degli adulti.
a cura di Greta Scanzi
Studentessa corso di laurea “INGEGNERIA DELLE TECNOLOGIE DELLA SALUTE” – UNIVERSITÀ DI BERGAMO – SEDE DI DALMINE