«Un giro di soldi pubblici su cui andrebbe fatta chiarezza». A scriverlo, in una lettera protocollata in Comune e spedita direttamente a Provincia e Regione, è Davide Oberti, residente di Foppolo. Al centro della questione la bufera (non di neve) che sta imperversando sul comune dell’Alta Valle dall’8 luglio scorso a seguito dell’incendio che ha colpito le seggiovie di Brembo Ski.
La lettera del ragazzo parte dall’intervista dell’assessore Sorte, rilasciata al Corriere della Sera il 13 agosto, e dove proprio l’assessore dichiara di «non essere al corrente che la cabinovia è di proprietà della Brembo Super Ski e non del Comune di Foppolo». Infatti il Comune acquisirà tale infrastruttura per 2,5 milioni. «Mi fa piacere che abbia condiviso le perplessità di quei sindaci che si sono trovati a dover decidere di destinare 750 mila euro a fondo perduto provenienti dal Bim, senza sapere dove sarebbero andati a finire precisamente quei soldi e senza dar loro uno strumento di controllo – scrive Oberti-. Concetti come chiarezza e trasparenza nella gestione della cosa pubblica non hanno nessun colore politico».
Poi una considerazione: Brembo Super Ski S.r.l (75% Comune di Foppolo, 15% Comune di Carona, 10% Valleve) ha un debito (oltre 17 milioni di euro) dovuto agli investimenti fatti in questi anni. «La domanda che viene spontanea è: quali sono stati questi investimenti? Non erano tutti essenziali, molti sono stati fatti senza alcuna logica d’impresa ed altri costituiscono dei veri e propri sperperi di denaro pubblico. Senza considerare che l’opacità con cui è gestita non ha mai garantito ai cittadini un controllo della sua attività».
Tra queste il ragazzo cita il Belmont: «Un’operazione immobiliare demenziale di speculazione edilizia e distruzione del territorio, di quelle che pensavamo essersi concluse negli anni ’60 e che, invece, è stata concessa nel 2013 dall’Amministrazione comunale, la quale, alle spalle dei propri cittadini, ha venduto terreni di proprietà comunale ed ha fornito le concessioni per la sua costruzione. Spero che nella sua visita nel mio paese abbia costatato lo stato indecente di degrado in cui giace questa importante piazza turistica per via del cantiere a cielo aperto che è presente da ormai 3 anni e che da ben un anno e mezzo è fermo per le difficoltà finanziarie. Davvero inaccettabile per una località che vuole avere nel turismo la sua vocazione per il futuro», scrive il ragazzo appellandosi all’assessore Sorte.
Ma non finisce qui: nel 2014 la Brembo Super Ski S.r.l. acquisisce un immobile in tale complesso della Foppolo Risorse S.r.l. per una cifra di 1milione di euro. Nel bilancio della società, chiuso il 30/9/2015, appaiono 650.173, 71 euro come acconto di tale operazione. «Ma per quale motivo e con quale finalità? – si interroga il ragazzo-. Brembo Super Ski aveva già un debito impressionante e i dipendenti erano senza stipendi regolari. Credo che anche sotto questo aspetto vada fatta luce piena. Sembra evidente ci sia un giro di denari tra società partecipate dal medesimo ente pubblico al fine di tener in piedi un castello di sabbia, le cui fondamenta sono costituite da interessi particolari e personali e non certamente dalla volontà di sviluppo di una stazione turistica e di una comunità».
Oberti torna poi sull’argomento cabinovia: «Acquistata nel 2012 a Corvara per circa 1 milione, è stata tenuta a magazzino fino a oggi e per sempre vi sarebbe rimasta senza il noto e triste incendio doloso. Nella primavera/estate 2015 è stata praticata una voragine nel mezzo della pista Quarta Baita (in prossimità del Piazzale degli Alberghi) per istallarne la stazione di partenza, ma poi questa è stata chiusa e ricoperta in fretta e furia all’appropinquarsi della stagione invernale poiché si erano resi conto di non avere disponibilità finanziarie per ultimarne la messa in opera, concretizzando quindi un autentico sperpero di denaro pubblico». «La presenza di un solo e unico impianto senza intermedia dal Piazzale su quel tratto causerebbe la mancanza di una pista per principianti, che fanno la fortuna di ogni stazione, soprattutto di quelle piccole – medie dimensioni come la nostra – aggiunge lo studente-. Non è presente un piano industriale che analizzi la sostenibilità dei costi di gestione della cabinovia – assai elevati per questa tipologia tecnologicamente vetusta di impianto – come ogni azienda farebbe prima di un investimento».
E ancora: «La Regione concederebbe un prestito ventennale da 2,5 milioni di euro al Comune, che poi dovrebbe restituire l’intera somma (seppur a tasso agevolato). Questo non farebbe altro che accumulare debiti sopra debiti, con una visione a breve termine che poi non dà frutti. Queste sono tutte questioni che mi lasciano quantomeno perplesso. E a cui non trovo risposte – scrive-. Trasparenza, sostenibilità e competenza sono la condizione necessaria per lo sviluppo futuro, non un intralcio. Queste, purtroppo, sono le caratteristiche che sono mancate nell’ultimo decennio nella gestione del comprensorio sciistico e nell’amministrazione a livello comunale. E che senza le quali, infatti, si è giunti a: debito fuori controllo, distruzione del territorio e mancanza di un progetto di sviluppo organico e condivisibile».
«La mia speranza – conclude -, è certamente quella che si faccia l’impossibile affinchè non si perda la prossima stagione invernale, fatto che creerebbe un danno ben superiore alla pur già grave perdita di una singola stagione, e che ci sia uno sviluppo della nostra rinomata stazione. Ma la mia speranza è anche quella di un cambiamento tanto radicale quanto vero nella sostanza, con una futura gestione buona e sostenibile. Per il bene del mio paese – a cui voglio troppo bene per non esprimermi a dare il mio contributo costruttivo di fronte a queste situazioni –ma anche di tutta la bellissima Valle Brembana, che ha nel turismo invernale un traino per la propria economia».
Le foto del disastro
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