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L’intervista. Il presidente della Provincia Matteo Rossi sulle Aree omogenee

Presidente, come si colloca il decreto che ha firmato oggi all’interno del percorso di riforma della Province? «Dopo l’approvazione del nuovo Statuto questo è il secondo atto amministrativo verso la nuova Provincia dei Comuni. Ci stiamo lavorando dal settembre scorso con un lungo percorso di condivisione. Ora si apre ufficialmente il confronto con la Regione la quale, dopo il referendum costituzionale sarà chiamata a legiferare nel quadro della nuova normativa nazionale. L’obiettivo che abbiamo condiviso con Maroni è di arrivare entro giugno a definire un modello lombardo che tenga insieme semplificazione e protagonismo del territorio e che sia capace di orientare le decisioni del governo».

Qual è la visione strategica che sostiene questo percorso? «Il futuro governo della bergamasca non potrà che essere policentrico e condiviso, tenendo insieme il capitale sociale delle nostre comunità con il valore aggiunto delle reti sovraprovinciali e internazionali. Ogni territorio sarà chiamato a costruire la propria idea di sviluppo, a mettersi in relazione con le altre zone, ma anche a rafforzare le proprie relazioni con le altre province. Questo necessiterà di una regia politica forte, e questo sarà il ruolo della nuova area vasta, sempre meno ente amministrativo e sempre più agenzia di servizio e di sviluppo governata dagli enti locali capace a sua volta di mettersi in rete con altre realtà. In una battuta potremmo dire “una Provincia leggera per una Politica forte”, come diceva il titolo del documento programmatico sul quale sono stato eletto».

In questi mesi l’abbiamo spesso sentita parlare di progetti di sviluppo e dei Sindaci come nuova classe dirigente del territorio. Qual è la situazione dal suo osservatorio? «Abbiamo lavorato per radicare questo percorso di riforma nel cuore del territorio. Il nostro lavoro viaggia lungo tre direzioni. Per la prima volta i Comuni sono stati coinvolti nella definizione del piano dell’offerta formativa scolastica, è da poco cominciata la consultazione sulle priorità viabilistiche di ogni territorio, la campagna “fiumi sicuri” e’ stata costruita in sinergia con le Comunità Montane, quando verrà il momento il bilancio verrà prima discusso in ogni zona così come la seconda fase del percorso del Patto dei Sindaci sulla green economy. Sono stati attivati nuovi servizi per i Comuni a partire dai percorsi di formazione per dipendenti e amministratori, promossi in collaborazione con l’Università, le fondazioni, le banche e le imprese del territorio. L’ufficio Europa costituito col Comune capoluogo è un valido supporto per informare sui bandi e stendere progetti, e non appena venduta BigTlc, il know how di Big Fibra sarà orientato a costruire nuovi investimenti territoriali. Il terzo capitolo riguarda i progetti di sviluppo. Con il bando dello scorso dicembre abbiamo cominciato a premiare la capacità di costruire progetti pubblico/privati a livello sovracomunale. I risultati sono stati di gran lunga superiori alle aspettative e da parte nostra cercheremo di orientare i finanziamenti di imprese e fondazioni partecipate dalla Provincia su tutto il territorio. Sulla promozione turistica del territorio andremo a firmare un protocollo d’intesa tra la Provincia, Turismo Bergamo e i consorzi territoriali per definire le modalità di coordinamento delle politiche turistiche. Sui fondi europei per le aree interne che transiteranno per Regione Lombardia stiamo lavorando insieme alle comunità montane per la presentazione di progetti capaci di intercettare i milioni a disposizione. Il motore di tutte queste trasformazioni sarà il nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale che abbiamo avviato nel consiglio provinciale di marzo e che sarà accompagnato dall’Osservatorio del Territorio, il contenitore web di tutti i dati statistici, delle ricerche e delle buone pratiche».

In questi anni si è spesso sentito parlare di obbligo delle gestioni associate dei servizi, sempre puntualmente rinviate. Come si inserisce il progetto delle zone omogenee nel dibattito sulle Gao? «Quella che stiamo perseguendo è una nuova idea di intercomunalità. Fare sistema tra enti locali e’ ormai un’esigenza non più rinviabile, ma questo tema fino ad oggi si e’ esaurito nelle gestioni associate dei servizi o nei periodici appelli alla soppressione dei piccoli Comuni. Dobbiamo andare decisamente oltre. L’avvento delle zone omogenee coincide con il tramonto dell’esperimento delle gestioni associate obbligatorie, che con l’ennesima proroga disposta dal D.L.210/2015 si appresta ad essere definitivamente accantonato, e apre a nuove formule attraverso le quali le forme di cooperazione intercomunale vedranno coinvolti non solo i piccoli Comuni ma anche quelli di dimensione maggiore. Accanto alla dimensione comunale dell’interesse pubblico viene messa in rilievo la dimensione intercomunale del bene comune, che solo in parte si esaurisce nel tema delle gestioni associate, e che evoca l’esigenza di contenitori nei quali sviluppare politiche di coesione economico-sociale tra territori contigui ancorchè articolati in diverse entità amministrative».