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Il riordino delle autonomie locali e degli enti locali in Lombardia. Il ruolo delle Comunità Montane.

La Comunità Montana come ente di Governo delle zone omogenee della montagna all’interno dell’Area Vasta. È questa la proposta avanzata dalla delegazione regionale di Uncem Lombardia ed elaborata l’11 aprile di concerto con la Conferenza delle Comunità Montane lombarde, con il quale si chiede un tavolo di confronto nell’ambito della riforma delle autonomie locali in atto a livello nazionale e sulla conseguente, e necessaria, ridefinizione dei ruoli degli enti locali. Il documento parte da una riflessione: l’esperienza fin qui maturata dalle Comunità montane, che hanno saputo organizzare nel tempo strutture consolidate sul territorio, funzionali alle esigenze della montagna lombarda e dei comuni, e che rappresenta quindi una risorsa da non disperdere. «Spogliate delle proprie competenze le ex Province, in una nuova visione dello schema istituzionale, diventa importante la presenza di un ente sovraccomunale intermedio come la Comunità Montana, sempre più punto di riferimento per i piccoli comuni di montagna, che troverebbero nell’ente comprensoriale la dimensione ottimale per un coordinamento delle attività sul territorio – si legge nel documento -. E’ innegabile la difficile fase che stanno attraversando i comuni, attanagliati da una burocrazia invasiva, da adempimenti stringenti, tagli di risorse e blocco delle assunzioni, che richiedono la presenza di un ente sovraordinato capace di fornire supporto e garantire l’espletamento delle funzioni fondamentali assegnate agli enti locali, costituendo un riferimento autorevole per le politiche territoriali».

«Altrettanto evidente – prosegue il comunicato- è il grado di difficoltà col quale nella montagna lombarda hanno trovato attuazione le politiche nazionali per la creazione delle Unioni dei Comuni, per le quali l’inefficace sovrapposizione di organi amministrativi e di competenze, unite all’instabilità politica, non costituiscono, il più delle volte, un terreno fertile per la loro nascita e sviluppo. Così anche la fusione dei Comuni dei piccoli enti montani rappresenta una perdita di identità ed autonomia, e nasconde l’insidia di una possibile marginalizzazione dei territori più disagiati».

In questo contesto, il ruolo rafforzato delle Comunità Montane costituirebbe l’espressione di un consolidamento della valenza della rappresentanza comunale, base e premessa per uno sviluppo complessivo e coordinato della montagna. «All’interno dell’area vasta – prosegue il comunicato -, questo ente troverebbe così la sua rinnovata missione istituzionale, per la cui operatività occorreranno poi strumenti e mezzi idonei. Le politiche di montagna in ambito regionale potranno avvalersi del ruolo delle Comunità Montane/zone omogenee per la definizione delle strategie e delle buone prassi, per garantire anche pari dignità ai territori, e che potrebbe essere assicurata con l’applicazione dei costi standard».

Per questo – viene elencato all’interno del documento – si ritiene utile approfondire alcune tematiche, tra cui: la revisione dei confini; la creazione di un “sistema dei Comuni”; l’associazione di servizi e competenze; la definizione delle risorse economiche.

Ciò significa una revisione complessiva dell’identità delle Comunità Montane, volta a garantire peculiarità della montagna lombarda per la salvaguardia delle identità della cultura e della storia della ruralità, lo sviluppo complessivo di aree con grandi potenzialità, che potrebbero diventare motore di una nuova economia mossa da principi ecosostenibili in grado di rilanciare occupazione, risorse e sviluppo.

Un percorso, questo, che potrebbe contemplare anche la ristrutturazione e la riorganizzazione complessiva degli enti ed organismi attualmente presenti, quali il Bim, Ato, consorzi, parchi ed aree protette, ma anche uffici di piano in ambito socio sanitario, per i quali gli accorpamenti e semplificazioni gestionali potrebbero portare ad un miglioramento complessivo della loro funzionalità: «Tematiche – cè scritto nel documento- sul quale sarebbe opportuno un confronto aperto con Regione Lombardia e i tavoli provinciali».

«Quella della nuova veste per le Comunità Montane in ambiti omogenei è una scommessa sui territori – chiude il documento di Uncem Lombardia-, sulla loro capacità di autodeterminazione per creare coerenti politiche di sviluppo socio economico, in un rapporto diretto e democratico con le comunità. Il momento del riordino istituzionale può, in questo modo, non essere l’atto di abbandono dei territori, la perdita di identità e servizi, ma funzionale a creare nuove istituzioni, idonee ad operare in un contesto politico, sociale ed economico notevolmente cambiato rispetto il passato, al quale occorre dare risposte chiare e convincenti».