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Un territorio ricco di chiese e ville che non devono essere dimenticati

Nella foto la Chiesa di Losine

C’è un patrimonio, sul nostro territorio, che sta andando in rovina. Molte volte ci siamo soffermati, senza approfondire oltre il concetto che se in alcuni Paesi ci fosse la disponibilità di certi manufatti, che da noi son considerati ruderi, si farebbe intorno a loro più di una motivazione per procedere ad una ristrutturazione e ad una valorizzazione. Solo sul territorio  bresciano 70 beni culturali sono da recuperare e un buon numero di questi si trova in territorio camuno o di Franciacorta Andiamo a scoprirli insieme

Chiesa Di S. Maurizio – Losine

La chiesa di San Maurizio è stata la prima chiesa parrocchiale di Losine, ampliata nel XVIII secolo sulle vestigia di una precedente chiesetta del XII secolo. Ha una facciata barocca contornata da un grande campanile, e nella parte sud si distinguono resti della torre campanaria e una monofora della prima chiesa. L’interno a una navata, piuttosto spoglio, contiene affreschi del Quaglio

Chiesa Di S. Bernardino -Malonno

La Chiesa di San Bernardino a Malonno risale al ‘500; ha un loggiato sul fondo della navata e delle volte seicentesche. La pala dell’altare maggiore è del ‘600 e nel presbiterio c’è un affresco attribuito a Pietro Marone con una Madonna con bambino e i Santi Fabiano, Sebastiano e Bernardino.

Ex Segheria “Vallaro”- Vione

Rudere Coleazzo – Vione

Rudere “Plazzo Delle Casere” – Vione

Ex Mulino Pilù – Palazzolo sull’Oglio

Il mulino Pilù, già “Mulino di Sopra” e “di Sant’Antonio”, è sito in località Calci, in prossimità dell’argine del fiume Oglio e alla stessa quota. È composto dal corpo principale che fungeva da mulino e conteneva gli ingranaggi e le macchine, azionate dal vicino flusso d’acqua, e da piccoli edifici di servizio (oggetto di recente rimozione del manto in amianto). È documentato fin dal 1482 ed è rimasto in funzione fino ai primi decenni del XX secolo. Tra il 1944 e il 1945 è stato probabilmente colpito dai bombardamenti e parzialmente distrutto. Come testimoniato dalla presenza di materiali recenti (cemento ecc), in seguito è stato ricostruito e trasformato e attualmente presenta: un impianto planimetrico rettangolare, due piani fuori terra (oltre al sottotetto), nelle parti originali ha strutture portanti in muratura in pietra e laterizio, rivestite in intonaco di calce, struttura lignea per la copertura a doppia falda in coppi (oggi sostituiti da pannelli in fibro-cemento nella falda ovest).

Fabbricato In Via Dalino A Zocco Di Erbusco – Erbusco

Il complesso rurale è situato all’estremità del nucleo storico di Zocco e si compone di un edificio principale con impianto planimetrico a “L” (della fine del XVII secolo) e fabbricati di collegamento (aggiunti dalla prima metà del XIX secolo), che si distribuiscono su una corte aperta su via Dalino, delimitata da un alto muro che ospita una santella votiva affrescata. Gli edifici, in murature di laterizio e mattoni, si elevano per due o tre piani fuori terra, mentre gli annessi sono costituiti da rustici e tettoie di un solo piano. Il corpo più antico (a nord est) è dotato di un portico sorretto da colonne toscaniche in pietra arenaria e due logge sovrastanti, modificate nella seconda parte del XX secolo e attualmente a rischio dopo il crollo di una porzione del tetto

Casa Toscani Già Chizzola – Erbusco

Situato nel nucleo storico di Erbusco, il complesso di Casa Toscani già Chizzola, anche denominato “Palazzo Chizzola”, si compone del palazzo del XV secolo e dei rustici e annessi di servizio, oggi quasi completamente crollati, oltre al giardino e alla corte interna, attorno alla quale si dispongono i fabbricati. Il palazzo signorile, di due piani con copertura a falda, ha impianto planimetrico a “L”, con un corpo più antico (XV-XVI secolo) e uno successivo: il primo è dotato di un alto portico a cinque arcate che si affaccia sulla corte interna, sorretto da colonne in pietra con capitelli finemente scolpiti, archi a tutto sesto e un soprastante loggiato; il secondo, di quota leggermente inferiore, è stato aggiunto in epoca posteriore per delimitare la corte e ospitare le residenze dei lavoranti al primo piano e le stalle al piano terra. Tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX il complesso ha subito diversi interventi che non hanno compromesso la conformazione originaria.

Antica Pieve Di S. Bartolomeo A Bornato – Cazzago San Martino

Il complesso è costituito da una chiesa a unica navata e dall’area circostante, oggetto di scavi archeologici. L’epoca di fondazione dell’antica Pieve è ignota, per totale mancanza di documenti antecedenti il 1058, quando appare menzionata per la prima volta. La sua intitolazione a San Bartolomeo, protettore dei viandanti, fa ipotizzare l’esistenza di un ricovero per i pellegrini.Le due campagne di indagini archeologiche del 2005 e 2006 hanno rivelato origini romane e stratificazioni fino al XV secolo, oltre ai resti delle porzioni demolite dell’antica Pieve dei secoli XII-XVII.Dopo esser diventata la chiesa parrocchiale di Bornato, nel XV secolo venne ampliata e decorata con affreschi. All’epoca della visita di S. Carlo Borromeo (1580) la chiesa aveva dimensioni più ampie della conformazione attuale: era dotata di due navate, battistero, campanile e un cimitero.Dopo la costruzione della nuova chiesa parrocchiale a metà del XVII secolo, la vecchia Pieve venne abbandonata e in gran parte demolita, mentre l’area circostante proseguì ad essere usata come cimitero fino all’editto di Napoleone di fine XVIII secolo, che determinò lo spostamento di tale funzione e di conseguenza l’abbandono del sito.Negli anni 2012-13, poco prima del vincolo, è stata ricostruita la copertura, ma il bene giace ancora in totale abbandono (privo di serramenti, con gli scavi archeologici esposti alle intemperie).

Villa Secco D’Aragona e Annesso Parco – Cazzago San Martino

La Villa (o Palazzo) Secco d’Aragona, o “Villa Bornati-Secco d’Aragona”, è stata costruita verso la metà del XVI secolo sui resti di una costruzione più antica (probabilmente del XIV secolo). Esternamente si presenta sobria ed elegante, con il prospetto principale privo di elementi decorativi, eccetto le cornici dei passaggi con arco a tutto sesto e il cornicione; internamente è riccamente decorata (il decreto cita camini, decorazioni e affreschi dell’epoca).La villa in pianta assume forma a “L” ed è costituita da due corpi di fabbrica collegati da un androne (in corrispondenza del portone). Le finestre sono semplici, prive di cornici, ma elegantemente ritmate e allineate alla linea di marcapiano, alla quale si attesta anche la linea superiore della copertura del vicino varco, anch’esso, come il portone in facciata, ad arco a tutto sesto e incorniciato (la parte inferiore è in pietra serena, l’arco in mattoni, ma rivestito in stucco a effetto pietra).Sul lato sud-est si trova una corte aperta su due lati e circondata nei restanti da un portico con arcate a tutto sesto (tamponate nel corpo ovest). Un tempo era collegata al castello di Bornato.

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