Questa settimana un romanzo d’annata del maestro del brivido Stephen King, quando ancora era alle prese con lavoretti di fortuna, pantaloni rattoppati, pochi spiccioli per pagare l’affitto, e la scrittura, ai margini della realtà, era un mezzo di evasione.

Cujo, pacifico e pacato San Bernardo della famiglia Camber, dopo aver contratto la rabbia, trasforma la normale e monotona vita di una cittadina del Maine in un incubo a ciel sereno.
Una congiunzione tra i suoi primi esordi ed i capolavori che ne seguiranno. Lo stile di King è sempre fluido e scorrevole, la lettura passa e si raggiunge la fine senza prendere fiato. Il percorso che viene tracciato è quasi lineare e pianeggiate ma del tutto godibile.

Stupisce la bravura di King. Partendo un po’ in sordina, riesce a ricamare attorno alla vicenda di un cane idrofobo un mondo di angosce e sentimenti umani, amalgamandoli ad una storia di terrore nata non da una creatura sovrannaturale ma da qualcosa che appartiene alla vita di tutti i giorni. E’ qui che il romanzo si salva, riuscendo ad inanellare una vicenda reale e cruda, qualcosa che si potrebbe trovare sulla prima pagina di un qualsiasi giornale di cronaca. 

Prendendo però in considerazione la vastissima bibliografia dell’autore casca un po’ nel dimenticatoio, non trasferisce quella sensazione che altri libri di King lasciano a fine lettura, con la voglia di prendere in mano un altro dei suoi libri. Consigliato a chi ha già macinato altri suoi romanzi e vuole approfondire la sua vastissima collezione letteraria.

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