Un grande di architettura e restauro: l’archivio di Egizio Nichelli lascia Gandino e torna a Milano

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Un’occasione per ricordare un grande dell’architettura, protagonista della ricostruzione post bellica di Milano. E’ in programma giovedì 19 giugno alle 18 nel Palazzo di via Forzenigo, 17 a Gandino (parcheggio presso la vicina Scuola Materna) l’incontro-dialogo dedicato all’architetto Egizio Nichelli, nato a Trieste nel 1913 e morto a Milano nel 1991.
L’occasione è dettata dall’imminente trasferimento dell’imponente archivio con progetti, appunti, fotografie, documenti conservato a Gandino, dal 2004, dall’architetto Gustavo Picinali.
“Egizio Nichelli – spiega – è stato uno dei maggiori esponenti di restauro architettonico ed alla sua competente dedizione di devono metodo e filosofia che ancor oggi ispirano interventi importanti. A lui, discepolo e collaboratore di Ambrogio Annoni, si devono molti rinvenimenti di epoca romana a Milano e a lui va il merito di aver salvato dalla distruzione edifici medievali e rinascimentali. Emerge come figura di eccellenza nel restauro e ricostruzione, nel dopoguerra, della Ca’ Granda, sede attuale dell’Università Statale oppure il monastero di San Maurizio, sede del Civico Museo Archeologico”.
Egizio nacque a Trieste nel 1913, dal padre architetto Ettore Hicke e dalla mamma Maria Berani. Il cognome Nichelli fu assegnato a tutti i componenti della famiglia in epoca fascista, nell’ottobre 1931. Come ricorda il volume “Architettura di Egizio Nichelli (1937-1991)” di Maria Guerrieri Pilar, edito da Franco Angeli, l’architetto fu nella seconda metà del Novecento, uno dei principali protagonisti del recupero delle radici storiche dell’architettura milanese. Il volume fu redatto partendo dall’analisi dell’archivio conservato sino ad oggi a Gandino, indispensabile per ricostruirne le intenzioni e le realizzazioni nel campo del restauro e dell’architettura civile. “La sua paziente attività di recupero – si legge – ha rappresentato infatti negli anni del dopoguerra un modello di intervento, capace di coniugare il riuso e la valorizzazione delle testimonianze del passato con le necessità di adeguamento alle nuove esigenze funzionali. Formatosi negli anni del fascismo, quando la riscoperta dell’antico era tesa solo al retorico recupero dei fasti della romanità imperiale, Nichelli vuole piuttosto richiamarsi alle teorie sul restauro dei “maestri” Camillo Boito, Gustavo Giovannoni e Ambrogio Annoni, e al lavoro di quegli archeologi milanesi che a partire dall’inizio del Novecento avevano iniziato un prezioso lavoro di scavo con l’obiettivo di ricostruire la Forma Urbis Mediolani, e di portare dunque alla conoscenza dei contemporanei le tracce storiche della città”.
Oltre che architetto, Egizio Nichelli fu anche funzionario del Comune di Milano (Capo Divisione dell’Edilizia Monumentale) e questo gli permise di seguire una parte considerevole dei restauri del dopoguerra a Milano. “Conobbi Egizio nel 1972, lavorando per quattro mesi nel suo studio in via Nerino. La meticolosa raccolta di documenti e la straordinaria ricchezza fotografica dei suoi lavori sono oggi di grande aiuto per chi voglia approfondire l’evoluzione edilizia di Milano. Restammo amici, anche se di lui avevo una certa soggezione, e arrivò a propormi di aprire uno studio insieme, cosa che purtroppo non accettai per altre concomitanti scelte professionali. Negli anni successivi alla sua morte, la moglie Lina ed i figli mi contattarono affinchè potessi custodire l’archivio del marito, trasferito a Gandino nel 2004. Arrivarono da subito i contatti con la Facoltà di Architettura e con altre Istituzioni di Milano e l’inizio di un lavoro sistematico di organizzazione condotto spesso da studenti per la propria tesi di laurea. Ora tutto l’infinito materiale tornerà a Milano, presso il CASVA, Centro Alti Studi Arti Visive. Nel tempo, il CASVA è andato configurandosi come “archivio degli archivi” degli architetti che hanno operato essenzialmente in Lombardia, divenendo un centro di studi sull’architettura, il design, la grafica, le arti visive nel loro complesso”. L’incontro a Gandino vuol essere una sorta di saluto all’archivio che ora lascia la Val Seriana. Sarà arricchito dalla proiezione di immagini e da una piccola mostra di disegni originali.

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