Tumori testa-collo, chirurgia sempre più microrobotica sull’asse Roma-Napoli

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(Adnkronos) – La chirurgia robotica sta trovando sempre più possibilità applicative in varie discipline specialistiche con possibilità di offrire al medico ed al paziente metodiche e tecniche sia mininvasive che microscopiche con lo scopo di avere l’ottimizzazione dei risultati ed una limitazione delle possibili complicanze. La combinazione di modelli 3D, robot chirurgici con esplorazione visiva avanzata tridimensionale e intelligenza artificiale consente di progettare in modo mirato l’intervento chirurgico per una specifica patologia e quindi rispondere alle necessità terapeutiche di ogni paziente, tenendo conto delle specifiche caratteristiche del distretto anatomico affetto. A fare il punto con l'Adnkronos Salute sulle potenzialità della chirurgia robotica e la microchirurgia robotica è il chirurgo Vito Del Deo, oggi responsabile della Chirurgia maxillo-facciale del Gruppo Clinico Polispecialistico Nefrocenter (4 strutture cliniche-ospedaliere tra Lazio e Campania), e che lo scorso novembre è stato autore del primo intervento al mondo con l'uso del robot 'Symani' per un intervento chirurgico finalizzato all’asportazione di un tumore della ghiandola parotide (chirurgia oncologica testa-collo). "La chirurgia robotica va intesa ad ampio raggio e oggi sta trovando applicazione in più aree specialistiche – spiega Del Deo – questi sistemi robotici integrati si stanno sempre più affinando con una maggiore versatilità operativa e pluripotenzialità. Nello specifico della chirurgia maxillo-facciale con applicativo testa-collo, negli ultimi 10 anni l'uso del robot ha trovato sempre più spazio, spingendo le aziende produttrici ad investire rilevanti energie in ricerca e sviluppo per generare sistemi sempre più evoluti. Il lavoro fatto a novembre scorso con il sistema 'Symani' di microchirurgia e super microchirurgia rende l'idea delle potenzialità e versatilità nelle tecniche dissettive con il vantaggio di minimizzare gli effetti collaterali per il pazienti. Penso agli eventuali rischi di complicanze permanenti e transitorie legate all'insulto provocato dalle inevitabili manovre di esplorazione chirurgica – che sappiamo essere di per se un atto traumatico – ma che con il robot riusciamo a minimizzarne per la delicatezza e precisione con cui si interagisce con i tessuti e strutture anatomiche perimetrali da preservare. L'esempio – aggiunge – è per le strutture anatomiche definite per funzione 'nobili' come il nervo facciale quando ci si approccia all'esplorazione chirurgica di un distretto così anatomicamente intricato e complesso come quello cervico-facciale. È lì che ci si rende conto che ci sono dei valori aggiunti nelle procedure robotiche". 
C'è un identikit del paziente con un problema oncologico nel distretto maxillo-facciale che può essere sottoposto a procedure robotiche? "La selezione del paziente è legata alla chiara identificazione del tipo di patologia che si può affrontare in maniera definitiva e dal rapporto rischio-benefico – risponde – L'obiettivo è avere una ottimizzazione del risultato con una rilevante riduzione delle complicanze dovute alla sofferenza delle strutture anatomiche e tessuti perimetrali al campo di manovra chirurgica. Quindi nel caso specifico dei tumori della ghiandola parotide, la riduzione delle complicanze sul nervo facciale e quindi non avere una debilitazione della mimica facciale che definisce l’espressività del volto, assume un notevole significato principalmente per il paziente che riprende ad interfacciarsi nel sociale". 
Oggi Del Deo ha iniziato una nuova avventura in una realtà sanitaria a cavallo tra Campania e Lazio. Aggiungendo alla conoscenza del sistema Symani quella del robot Da Vinci. "Da pochi mesi sono entrato nel gruppo clinico multistrutturale Nefrocenter che ingloba 4 strutture cliniche-ospedaliere tra Lazio e Campania – ricorda il chirurgo – Sono stato scelto dal presidente Giovanni Lombardi per avviare la parte operativa e clinica del servizio di Chirurgia maxillo-facciale integrato all’otorino-laringoiatria e per sviluppare il servizio di Chirurgia oncologica testa-collo. Lavoriamo nella Casa di Cura Ospedaliera S.Lucia a Napoli e nella Casa di Cura Ospedaliero S.Rita ad Avellino, e poi c'è la struttura nel Lazio il Rome American Hospital. Proprio in quest'ultima realtà c'è il primo robot Da Vinci del gruppo ma presto ne arriverà un altro in Campania 
Altro obbiettivo non secondario rispetto a quello di fornire una adeguata risposta assistenziale sul territorio, è quello del progetto di attività formative con accreditamento accademico e non. "L'attività clinica è partita ma vogliamo anche poter condividere l’esperienza così da fornire un supporto formativo ai colleghi che ne sentono la necessità, ma soprattutto per promuovere l’entusiasmo esplorativo per quei giovani colleghi che desiderano attuare un modello dinamico di progressione professionale – chiarisce Del Deo – Sono docente di Anatomia clinica all'Università Cattolica di Roma e ho una strutturazione di docenza all'Università del Maryland a Baltimora (Usa) nel dipartimento di Chirurgia testa-collo. La visione, già precedentemente sviluppata in progetto, ed attuato, è quella di dare la possibilità ad una rete formativa di offrire, ai medici in formazione specialistica ed a quelli che intendono intraprendere un percorso evolutivo, un segmento aggiuntivo con l’elemento internazionale, oltre che potranno contate sulle realtà ospedaliere del gruppo". 
Guardando al biennio 2025-2026, "il nostro desiderio è quello di entrare in supporto alle reti territoriali delle azienda sanitarie locali, velocizzare il turnover dei pazienti oncologici, malformati e traumatizzati, velocizzando le liste d'attesa del territorio delle due regioni, e poi creare una rete formativa accademica con le università, aprendo anche a nuove collaborazioni. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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