Trump allontana gli europei dagli Usa: cosa dice il sondaggio Ecfr (prima dell’attacco all’Iran)

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(Adnkronos) – La decisione di Donald Trump bombardare i siti nucleari in Iran è arrivata dopo. E non è difficile ipotizzare che avrebbe reso i dati ancora più espliciti. Un sondaggio, con il titolo efficace “Trump’s European revolution”, realizzato dal think tank European Council On Foreign Relation (Ecfr) in 12 paesi dell’Europa (Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, Svizzera, Regno Unito e Ungheria) dice una cosa chiara: a una buona parte degli europei il presidente americano piace sempre di meno. O, comunque, dice che Trump ha cambiato l’approccio della politica europea, e soprattutto degli europei, agli Stati Uniti.  

E’ un sondaggio che restituisce una sorta di indice di gradimento, in Europa, del principale protagonista della scena internazionale degli ultimi mesi. Ne sono passati cinque dall’Inauguration day del 20 gennaio e tra i dazi e la gestione dei principali dossier, dalla guerra fra Russia e Ucraina alla crisi in Medio Oriente, l’impronta del presidente americano sta cambiando profondamente il rapporto tra il Vecchio Continente e lo storico alleato d’oltreoceano. Lo sta facendo da tanti punti di vista diversi, con un risultato che sembra farsi sempre più evidente: la maggioranza degli europei si sente progressivamente più lontana da quello che è sempre stato considerato un punto di riferimento: l’America alleata e affine all’Europa.  

Oggi, con Trump presidente, la distanza culturale e politica tra le due sponde dell’Atlantico nella percezione degli europei si sta allargando. A incidere è soprattutto la percezione della spinta Maga, quel Make America Great Again che tende ad allontanare le due sponde dell’Atlantico, che favorisce un rimescolamento delle carte anche nelle relazioni tra politica europea e Stati Uniti. Schematizzando e semplificando, si assiste a un sostanziale capovolgimento degli schieramenti tradizionali: i partiti di destra difendono l’ordine transatlantico, i partiti mainstream (i Popolari e buona parte dei socialisti) si riscoprono sovranisti europei, e il progetto di pace dell’Ue evolve in una strategia di difesa armata. In Paesi storicamente atlantisti come Danimarca, Germania e Regno Unito, cresce la convinzione che l’Europa debba occuparsi autonomamente della propria sicurezza. 

Pubblicato in concomitanza con il Vertice Nato 2025, che inizierà domani all’Aia, il sondaggio dell’European Council on Foreign Relations mostra come il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca stia trasformando l’opinione pubblica europea in particolare in materia di difesa e sicurezza: una media del 50% degli europei si dice favorevole ad aumentare la spesa per la difesa, contro un 24% contrario. L’Italia rappresenta un’eccezione a questa tendenza: il 57% degli intervistati si è detto contrario e solo il 17% a favore. Il consenso è particolarmente forte in Polonia e Danimarca (70%), Regno Unito (57%), Estonia (56%) e Portogallo (54%).  

La maggioranza degli europei si dichiara anche favorevole anche alla reintroduzione del servizio militare obbligatorio, con Francia (62%), Germania (53%) e Polonia (51%) in testa. Tuttavia, il sostegno crolla drasticamente tra i giovani 18-29 anni, fascia in cui solo il 27% approva la misura e il 57% risulta contrario. Il 54% degli intervistati sostiene lo sviluppo di un deterrente nucleare europeo alternativo che non dipenda dagli Stati Uniti, mentre il 59% è favorevole a mantenere il supporto militare all’Ucraina anche in caso di ritiro americano. 

Nonostante la spinta al riarmo, gli europei rimangono scettici sulla capacità dell’Ue di raggiungere l’indipendenza dagli Stati Uniti in materia di difesa nei prossimi cinque anni. Solo in Danimarca (52%) e Portogallo (50%) la maggioranza ritiene questo obiettivo “possibile”, mentre in Italia e Ungheria prevale lo scetticismo con rispettivamente il 54% e 51% che lo considera “molto difficile” o “praticamente impossibile”. 

In estrema sintesi: Europa più lontana dagli Stati Uniti e costretta a fare da sola; europei, almeno una parte, e americani su due sponde diverse del solco tracciato da Trump. (Di Fabio Insenga) 

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