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Torna in chiesa a Barzizza il Crocifisso Fantoniano

Torna in chiesa a Barzizza il Crocifisso Fantoniano

E’ tornato a splendere nella chiesa di Barzizza, a Gandino, il settecentesco Crocifisso Fantoniano, una delle opere di maggior pregio della parrocchia. Abitualmente collocato nell’attigua sacrestia, in occasione delle settimane di Quaresima è stato nuovamente esposto davanti all’altare maggiore per essere ammirato e contemplato.
E’ una storia ricca di fascino e suggestioni quella che si cela dietro a questo Cristo in noce di media grandezza che la comunità di Barzizza del ‘700 decise di commissionare alla bottega dei Fantoni di Rovetta, una delle più rilevanti “officine” di intaglio ligneo nella storia dell’arte lombarda. La mano che lo ha realizzato è con tutta probabilità quella di Giovan Bettino (1675-1745) che nel 1734, in seguito alla morte del fratello Andrea, divenne capo della rinomata bottega. Il secolo dal 1680 al 1780 fu un’epoca d’oro per la loro produzione artistica: una vera e propria dinastia che arricchì di capolavori numerose chiese delle valli bergamasche e bresciane.
Nel 1735 i Fantoni realizzarono per la comunità di Barzizza anche il magnifico gruppo statuario dell’Immacolata ed entrambe le opere furono collocate nell’antica chiesa di San Lorenzo. Con il passare dei secoli la loro conservazione fu però messa a dura prova per via delle enormi infiltrazioni d’acqua che presentava l’ex parrocchiale. Si rivelò dunque saggia la decisione del parroco don Alessandro Teani che nel 1970 decise di sottrarre la Madonna e il Cristo all’incuria e al rischio di eventuali furti, per via del carattere isolato del luogo, trasferendoli nella chiesa di San Nicola, attuale collocazione. Quel Crocifisso così prezioso giaceva nell’antica chiesa, in un angolo della sacrestia, ingiustamente dimenticato e “letteralmente in sfacelo”, come sottolineano le testimonianze dell’epoca.
Il lavoro di restauro affidato alle sapienti mani del pittore gandinese Matteo Carnazzi si rivelò laborioso: dopo averne controllata l’autenticità – della sua esistenza faceva cenno l’elencazione delle opere fantoniane – e presa visione del Cristo conservato a Rovetta per trarne ispirazione di particolari e di colori, vennero rimossi con pazienza tutti quegli strati di pittura applicati negli anni e risanati i danni provocati dal tarlo. Decisivo si rivelò soprattutto l’interessamento del professor Alberto Agazzi che in uno scritto postumo pubblicato nel 1972 su L’Eco di Bergamo descrisse così l’opera che tanto amava: “Il Salvatore è pesantemente appeso alla Croce e mette anche per questo in luce alcuni elementi anatomici, ma senza cadere in quel tritume di particolari, così facile a trovarsi in opere coeve di non buona mano. Sotto il costato, elegantemente, si stacca il generoso complesso di un lenzuolo bianco, che con le sue ampie e ricche volute indulge alla barocca arte del tempo”. Il Crocifisso Fantoniano riacquistò il suo antico splendore e venne esposto per la prima volta nella parrocchiale di San Nicola in occasione della festa patronale del 1970. Oggi come allora è possibile ammirarlo fino ai giorni che precedono il Triduo Pasquale in un’installazione che si sviluppa lungo l’altare maggiore, completata dalle statue lignee della Madonna e di San Giovanni Evangelista realizzate dallo scultore altoatesino Luigi Stufusser, collocate ai piedi del Cristo.

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