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“SLOW MAYS”, FIRMATO A GANDINO IL MANIFESTO NAZIONALE DI SLOW FOOD

“SLOW MAYS”, FIRMATO A GANDINO IL MANIFESTO NAZIONALE DI SLOW FOOD

Un percorso di rete avviato sin dal 2013, che trova compimento in un documento nazionale che riunisce i produttori italiani di mais locali ad impollinazione libera. Domenica 8 ottobre nel Salone della Valle di Gandino è stato ufficialmente presentato il Manifesto Slow Mays che nell’ambito di Slow Food riunisce realtà di valorizzazione e promozione di ogni angolo d’Italia. Un appuntamento di particolare rilievo, organizzato nel cuore della realtà legata all’antico Mais Spinato di Gandino e nel contesto di una sala “che sola racconta la nostra storia d che non poteva non essere teatro di questo storico evento”, come ha affermato il sindaco Filippo Servalli.
“In questo stesso luogo – ha ricordato Antonio Rottigni, presidente della Comunità del Mais Spinato di Gandino e coordinatore dell’evento – il 19 ottobre 2013 fu sancita ufficialmente la nascita del Network Internazionale dei Mais Antichi, con la partecipazione (in vista di Expo 2015) anche di rappresentanze messicane e boliviane”. Presenti all’incontro di Gandino Roberta Billitteri, vicepresidente nazionale di Slow Food, Claudio Rambelli di Slow Food Lombardia e Giuseppe Cinardo, fiduciario della Condotta Slow Food Valli Orobiche. Con loro rappresentanti delle associazioni di valorizzazione e promozione: Marino Montalbini (Mais otto file di Roccacontrada) da Arcevia (Ancona), Loris Caretto (Antichi Mais Piemontesi) da San Giorgio Canavese (Torino, Giorgio De Luca (Mais Piadera) da Fregona (Treviso). Per la Bergamasca c’erano Davide Covelli e Rosanna Ferro (neo presidentessa) di Rosso Mais Rovetta, Andrea Messa dell’Associazione Grani Asta del Serio (legata al Mais delle Fiorine di Clusone) nonché numerosi soci fondatori della Comunità del Mais Spinato di Gandino: Angelo Savoldelli (custode del seme con il fratello Giovanni), Giambattista Gherardi, Lorenzo Aresi (presidente della Pro Loco Gandino) ed il coltivatore Clemente Savoldelli, titolare del locale mulino a pietra.
“Il Manifesto – ha sottolineato la vicepresidente Billitteri –  si fonda su alcuni principi non derogabili, come la tutela attiva della biodiversità, l’accesso quotidiano per tutti ad un cibo “buono, pulito e giusto”, la condivisione di buone pratiche, risorse e progetti per la salvaguardia dei mais ad impollinazione libera, come azione concreta di tutela della biodiversità e della valorizzazione dell’agricoltura su piccola scala. Questa rete di Slow Food coinvolge comunità, condotte, agricoltori, produttori, cuochi, tecnici mettendo al centro la “cultura e coltura” del mais attraverso la diffusione della cultura, della conoscenza, delle tecniche, degli usi e costumi che caratterizzano il mais e le sue comunità.  Questo con l’intento di definire strategie ed azioni comuni, scambio di competenze ed esperienze per salvaguardare e riqualificare i mais locali ad impollinazione libera ed offrire così nuove opportunità di sviluppo per i territori e le comunità locali. Da soli non si va da nessuna parte”.
La mattinata si è chiusa con la firma ufficiale del Manifesto da parte di tutti i presenti. “E’ il punto di arrivo di un percorso – ha sottolineato Rottigni  – ma anche una nuova partenza”.

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