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Selca

Si riapre il caso Selca con gravi accuse

Si apre un nuovo capitolo nel caso Selca di Forno d’Allione con un’accusa nuova e pesante: concorso tra più persone nel reato colposo contro la salute pubblica. La formulazione del capo d’accusa è stata resa nota dal Magistrato dottor Alessandro D’Altilia, che ha fissato l’udienza preliminare per mercoledì 13 giugno presso il Tribunale di Brescia, su richiesta di rinvio a giudizio del PM Sandro Raimondi.

Questa volta le persone chiamate in giudizio sono Piergiorgio Bosio, amministratore unico della società dal 1997 al 2007, Flavio Bettoni, presidente del consiglio di amministrazione della ex Selca dal 2007 al 2010, Ettore Vacchina, procuratore speciale, Michele Carta Mantiglia, consigliere delegato dal 2007 alla data del fallimento dell’azienda, dichiarato dal tribunale di Brescia il 14 giugno 2010, e infine anche Giacomo Ducoli, curatore fallimentare. I primi quattro sono accusati in concorso tra loro del reato colposo contro la salute pubblica, mentre il curatore fallimentare di una serie di reati in materia ambientale e di possibili illeciti amministrativi previsti dal regolamento che disciplina le responsabilità amministrative. Il capo d’accusa per Bettoni e Carta Maniglia riguarderebbe il trattamento di rifiuti nelle adiacenze di impianti per la gestione delle acque reflue urbane e la gestione di rifiuti in modo non conforme. La parte lesa nel nuovo processo è il Comune di Berzo Demo, nella persona del Sindaco e dei cittadini del comune. Mentre, dunque, un tribunale in Appello mandava assolti tutti gli imputati per traffico internazionale di rifiuti pericolosi, ora un nuovo Tribunale si trova a giudicare un nuovo capo d’accusa. L’udienza preliminare ha tre vie possibili: o il non luogo a procedere, o il rinvio a giudizio di parte o di tutti gli imputati, o la strada del rito alternativo per uno o più degli accusati. In quell’occasione si capirà se l’accusa ha gambe per stare in piedi e affrontare il dibattimento oppure se si concluderà con un nulla di fatto. Ma non v’è dubbio che questa nuova fase riapre tutta la partita che sembrava definitivamente chiusa con la sentenza dell’assoluzione in appello del 8 marzo. L’intera vicenda è molto complessa e non sembra destinata a vedere presto la parola fine, anche perché rimane ancora insoluto il problema della bonifica del sito industriale e dello smaltimento del materiale stoccato.

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