Elva Kurti, la moglie di Rosario Tilotta, la cui auto si trova a 80 metri di profondità nella acque di Tavernola, in località Pontèl, con all’interno resti umani, con una telefonata ai Carabinieri di Bergamo ha comunicato nella giornata di martedì 3 settembre di essere in Montenegro.
Elva Kurti, conosciuta come Marianna, la donna di 22 anni più giovane di Tilotta, incontrata e sposata dal 59 enne operaio di origini siciliane e poi lasciata nel luglio del 2004 poco prima di sparire nel nulla, a 3 anni di distanza da quella del marito Rosario Tilotta, cioè nel 2007 sembrava scomparsa anche lei. Dopo un certo periodo di frequentazione tra Cavernago, la casa di famiglia di lui, e Seriate, dove Tilotta era andato a vivere, nell’ottobre 2003 i due si erano trasferiti in affitto a Rosciate, frazione di Scanzo. Lui era scomparso nel luglio 2004 e lei ne aveva segnalato la scomparsa tre giorni dopo, sporgendo poi denuncia solo a settembre. 8 mesi dopo, nel marzo 2005, la donna aveva partorito il figlio dell’ex marito durante un viaggio in Albania. Il piccolo Roberto era stato battezzato nel febbraio 2006 col cognome di lei e nel 2007 Elva Kurti era stata cancellata dal registro dell’anagrafe del Comune di Scanzo ed era sparita dall’Italia. Ora dopo 12 anni è giunta la telefonata al comando dei carabinieri. Sarebbero stati alcuni conoscenti a informare la donna in Montenegro circa le ricerche nel lago, del ritrovamento della Ford Fiesta e della possibilità che dentro ci sia il cadavere del marito Rosario. La donna avrebbe appreso he gli inquirenti stavano cercando anche lei, per interrogarla. Potrebbe trattarsi di una testimonianza cruciale per fare chiarezza sulle ultime ore di vita di Rosario Tilotta, ma anche sulla vita della coppia, sul ménage prima e dopo la decisione di lui di lasciare il posto alla Cartorobica di Calcinate, nel 2001, dopo 22 anni di lavoro, e sulla reazione alla notizia della gravidanza della moglie in Albania. Potrebbe essere stata questa notizia a spezzare l’equilibrio mentale del Tilotta e a indurlo a decidere di farla finita, lanciandosi nel lago. Ipotesi scartata dal fratello Diego, 80 anni, rimasto nella casa di famiglia a Cavernago. Per ora il pm Giancarlo Mancusi ha aperto un fascicolo esplorativo allo stato senza ipotesi di reato anche alla luce della fossa sul tettuccio della Fiesta. Infossamento compatibile, in astratto, con gli effetti di un incidente, o di uno speronamento, o di un atto violento (ma i finestrini della Fiesta sembrerebbero abbassati anche dalla parte del passeggero). Sembrerebbe meno probabile l’ipotesi di un lancio volontario nel lago a tutta velocità che avrebbe dovuto scaraventare l’auto molto più al largo e in profondità. Di certo la moglie Elva non avrebbe usufruito della pensione del marito che al momento della scomparsa non sarebbe stato a tutti gli effetti un pensionato. Sembra che l’uomo sarebbe stato coinvolto in un giro forse legato al mondo della prostituzione. Il recupero dell’auto con i resti umani al suo interno è previsto per venerdì 6 settembre, con l’intervento del robot Sirio della Marina militare. C’è un nodo tecnico estremamente delicato: la modalità di recupero e conservazione del cadavere saponificato, una volta uscito dall’acqua e fino all’autopsia. Il rischio è che una volta sottoposto ad agenti esterni il corpo si presenti in condizioni tali da rendere molto difficile il lavoro del medico legale. Per questo gli inquirenti potrebbero nominare un consulente, o un team di consulenti, che assistano alle operazioni di recupero.