Gli avvocati di parte civile hanno depositato in tribunale a Brescia una consulenza per chiarire il quadro accusatorio e per estendere l’analisi non solo sugli aspetti medici, che riguardano l’omicidio di Nadia Pulvirenti, avvenuto il 24 gennaio 2017 per mano di Abderrhaim El Mouckhtari, già prosciolto per incapacità di intendere e volere.
L’udienza preliminare si è svolta a carico dei responsabili della Cascina Clarabella, di Iseo, la struttura protetta, dove Nadia Pulvirenti lavorava come terapista. Nella relazione depositata al giudice Alberto Pavan e alla pm Erica Battaglia gli ingegneri Stefano Bertoncini e Giancarlo Fruttosio hanno affrontato il tema della sicurezza sul lavoro sostenendo che la vittima non fosse stata dotata dei dispositivi di sicurezza necessari in un ambiente di lavoro a stretto contatto con malati psichiatrici. La giovane terapista venne uccisa a coltellate dal paziente che viveva in uno degli alloggi della Clarabella e, oltre a Diogene, società cooperativa sociale, sono indagati, e torneranno in aula il prossimo 16 gennaio, il direttore del Dipartimento di Salute mentale di Iseo, il responsabile del Cps di Iseo, un medico e il presidente di Diogene e uno dei componenti dell’équipe del Centro psico sociale di Rovato: tutti sono accusati di concorso in omicidio colposo. Nel frattempo sono state ammesse quattro parti civili: il padre, la madre, il fratello e il convivente di Nadia Pulvirenti.