Settimana Santa a Gandino, sul campanile torna il Talacimanno

Una tradizione che si perde nella notte dei tempi e ritorna puntuale a partire dalla sera del Giovedì Santo. Dopo la messa in Coena Domini, in programma alle 20.30 in Basilica, torna da giovedì 17 aprile a Gandino l’antica consuetudine del Talacimanno.
E’ un’originale tradizione dei giorni precedenti la Pasqua, che vede alcuni volontari della comunità sostituirsi alle campane della Basilica, che restano mute sino alla Veglia del Sabato Santo. Essi per due giorni richiamano i fedeli dall’alto del campanile con l’uso della “tola” (tavola di legno con doppio battente) e con le urla di colui che è definito Talacimanno. Un termine quest’ultimo con cui Ludovico Ariosto ha definito i “muezzin d’occidente” nell’Orlando Furioso. Il noto poema cavalleresco, composto da 46 Canti scanditi in Ottave, fu pubblicato per la prima volta nel 1516 a Ferrara. Articola le vicende del protagonista (Orlando) sullo sfondo della guerra vittoriosa dei cristiani contro i Saraceni. Nel canto decimottavo, alla settima Ottava, si legge infatti “…un muover d’arme, un correr di persone, e di talacimanni un gridar d’alto, e di tamburi un suon misto e di trombe il mondo assorda, e ’l ciel par ne ribombe”.
Da questo spunto nel 2023 è nato un cortometraggio realizzato dal videomaker Paolo Colleoni e insignito nel 2023 del Campanile d’Argento al “Sacrae Scenae Ardesio Film Festival” e disponibile online. Non si tratta di semplice colore, ma di un profondo sentimento che unisce le generazioni. A salire sul campanile saranno anche quest’anno Fulvio Masinari (il Talacimanno) e Celestino Caccia, che da anni garantiscono la salvaguardia di questo rituale.
A Gandino è tuttora viva anche la tradizione della “Cruca”, preparata in Quaresima (in particolare il Venerdì Santo) dai fornai locali. “E’ una vivanda – scriveva Antonio Tiraboschi nel 1873 nel suo “Vocabolario dei dialetti bergamaschi” – fatta con farina di frumento, zucchero, uva candiotta e altre droghe, cotta nell’olio”. Ingredienti legati (come conferma uno studio di Silvia Tropea Montagnosi) alle contaminazioni gastronomiche generate dai mercanti di pannilana. Esemplari in questo senso l’uso della cannella (molto utilizzata nella Mittel Europa) e dell’uva di Candia, che arrivava da Creta a Venezia, con cui i gandinesi mantenevano costanti rapporti commerciali. La Cruca viene prodotta in paese da La Spiga d’Oro Anesa, Panificio Picinali e Panificio Persico.

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