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Sequestrati altri 4,5 milioni di Euro a Gezim Sallaku, l’albanese che aveva messo le mani sul Darfo Calcio

Nuovi guai per Gezim Sallaku l’ex patron del Darfo calcio  che è ritenuto “pericoloso”. Il tribunale di Brescia ha disposto nei confronti dell’imprenditore albanese l’applicazione di una misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di 5 anni con obbligo di soggiorno nel comune di residenza nonché la contestuale misura di prevenzione patrimoniale della confisca di beni mobili, immobili, quote societarie e compendi aziendali per un valore complessivo di oltre 4,5 milioni di euro.

Di sé, il 53enne albanese  ha sempre raccontato di essere arrivato in Italia dall’Albania a bordo di un barcone carico di profughi nei primi anni Novanta: l’inizio travagliato di una storia che si è poi fatta via via più turbolenta con il passare degli anni, costellata di inchieste giudiziarie e di condanne e culminata con un decreto di espulsione, poi revocato, nel 2021. Una volta approdato nel nostro Paese, Sallaku si era fatto strada nel mondo dell’edilizia, delle opere stradali e della ristorazione, coinvolgendo nelle sue attività anche altri membri della famiglia, a cominciare dai fratelli.

A febbraio del 2021 viene espulso dall’Italia con un decreto firmato dal questore di Brescia di allora che lo definisce “persona indesiderata perché non in regola con i documenti e socialmente pericolosa”. Poche settimane più tardi, però, la Corte d’appello di Brescia annulla il provvedimento perché l’imprenditore albanese ha un figlio nato e cresciuto a Brescia, all’epoca ancora minorenne, e il tribunale parla di “effetto destabilizzante che avrebbe sul minore l’improvviso allontanamento del padre”. Ora ecco l’ennesima puntata della vicenda, con il nuovo sequestro.

Al 2014 risale il debutto in grande stile nel mondo del calcio dilettantistico, con l’acquisizione del Darfo, di cui diventa presidente. Nel frattempo però le forze dell’ordine indagano sui suoi affari: nel 2002 era già stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Brescia per un traffico di auto di lusso rubate e rivendute nell’est Europa.

A luglio del 2015 scatta l’operazione “Laguna”, nell’ambito della quale la Guardia di Finanza fa finire in manette i fratelli Gezim e Saimir Sallaku e mette sotto inchiesta 30 persone, tra cui tre funzionari pubblici di Piancamuno e Sale Marasino con le accuse di associazione a delinquere finalizzata a reati tributari, riciclaggio, bancarotta fraudolenta e reati contro la pubblica amministrazione. In sostanza, la famiglia secondo gli investigatori controllava gli appalti pubblici nella zona della bassa Valle Camonica e del lago d’Iseo. All’epoca, erano finiti sotto sequestro beni e quote societarie per otto milioni di euro.

Nel 2017 è la volta dell’operazione Laguna 2 e Gezim Sallaku fa dentro e fuori dal carcere. L’anno successivo i carabinieri trovano tre pistole nascoste in un buco nel muro nella sua villa di famiglia a Sale Marasino, sul lago d’Iseo.

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