Dopo due anni l’industria manifatturiera bresciana torna a crescere. A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al periodo aprile-giugno 2025 La produzione ha mostrato un nuovo incremento (+2,8% grezzo) nei confronti del trimestre precedente, che va a consolidare il percorso iniziato nei primi tre mesi dell’anno e, allo stesso tempo, andrebbe a certificare la capacità di reazione da parte della produzione bresciana. Merito, in parte, anche della stabilità del governo che permette di guardare con fiducia al futuro prossimoi. Il presidente di Confindustria Brescia Streparava: «Timida ripresa che poggia su basi incerte, minacciata da squilibri strutturali e tensioni internazionali, a partire dai dazi Usa»
«I segnali di ripresa emersi nel secondo trimestre 2025 sono, in questo momento, di difficile lettura – commenta Paolo Streparava, presidente di Confindustria Brescia –. Certamente, le imprese bresciane hanno saputo muoversi con pragmatismo, soprattutto nell’incerta questione dazi Usa, in molti casi anticipando consegne e adottando soluzioni tattiche per proteggere quote di mercato. «Le nostre imprese, già penalizzate da un costo dell’energia significativamente superiore a quello dei competitor europei, si trovano quindi a operare in una condizione di crescente svantaggio competitivo. Anche la domanda interna, continua a pesare sull’industria. In sintesi, il sistema sta tenendo, ma non possiamo illuderci che bastino l’adattamento o il rimbalzo tecnico. Occorre un cambio di passo deciso su più fronti: energia, politiche del lavoro, attrazione di investimenti e diplomazia. Le previsioni per i prossimi mesi sono prevalentemente orientate per un sostanziale mantenimento dei livelli produttivi riscontrati nel secondo trimestre dell’anno. Il saldo netto tra operatori ottimisti (20%) e pessimisti (21%) è assolutamente in equilibrio, a fronte della maggioranza assoluta (59%) degli intervistati che propende per la sostanziale stabilità dei volumi di produzione. il mercato domestico stenta a ripartire, come pure la domanda proveniente dalla Germania, dove le condizioni operative del settore manifatturiero rimangono depresse. In questo contesto, non va dimenticato l’elevato differenziale relativo al costo dell’energia fra l’Italia e i principali partner europei. Infatti, nei primi sei mesi del 2025, l’energia elettrica è costata alle nostre il 32% in più rispetto alle realtà tedesche, il 78% in più di quelle francesi e addirittura il 92% in più di quelle spagnole.
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