Il Ministero della Salute ha pubblicato il Report di monitoraggio dell’applicazione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) relativo all’anno 2023. Una pubblicazione certamente importante ma frettolosa e parziale che contiene i soli dati di sintesi senza entrare nel dettaglio (in tutto sei pagine). Diversamente erano andate le cose l’anno scorso, giugno 2024, quando il gruppo di lavoro dell’ “Ufficio 6 Monitoraggio e verifica dei LEA e dei Piani di rientro” del Ministero aveva pubblicato il dettagliatissimo Report 2022 (96 pagine ) con tabelle analitiche che davano la possibilità di comprendere per ciascuno dei 22 indicatori quale fosse la situazione. La mancata pubblicazione dei dati completi 2023 ha consentito al presidente della Regione Fontana di reagire ai non entusiasmanti risultati della Lombardia in modo assai scomposto, appellandosi alla mancanza di autonomia utilizzando, peraltro, squalificanti espressioni volgari.
Entrando nel merito, la sintesi riporta soltanto tre valori complessivi per ogni regione: gli indicatori totali per le tre aree, cioè Area Prevenzione, Area Distrettuale e Area Ospedaliera. Non è una sorpresa per nessuno che sia l’Area Distrettuale, cioè la “medicina di territorio”, il settore in cui la Lombardia ha ottenuto il proprio risultato peggiore: l’11° posto, con 76 punti, dietro a Veneto (96), Toscana (95), Piemonte (90), Emilia Romagna (89), ecc. Poiché la Medicina di base (il Medico di medicina generale) rientra nei LEA distrettuali, verrebbe da pensare che sia proprio la diffusa mancanza dei Medici di Medicina Generale ad aver abbassato il punteggio lombardo. Invece no. Nei 10 indicatori per l’Area Distrettuale non rientra la copertura del servizio dei medici di famiglia ma rientrano, oltre le liste d’attesa (indicatore D10Z Percentuale di prestazioni, garantite entro i tempi, della classe di priorità B in rapporto al totale di prestazioni di classe B [la classe B è quella che prevede un’erogazione entro 10 giorni]), altri indicatori importantissimi, che rilevano la mancanza di assistenza post ricovero, come il D01C (decessi entro 12 mesi da un episodio di infarto miocardico acuto), il D02C (decessi entro 12 mesi da un episodio di ictus ischemico), il D22Z (tasso di pazienti trattati in ADI), e altri altrettanto importanti che segnalano la scarsa continuità di cure nel post ricovero. Nel Report 2022, per l’Area Distrettuale, la Lombardia risultava carente per l’area psichiatrica (17° posto), con ricoveri ripetuti, indicatori di una insufficiente assistenza territoriale, purtroppo cosa ben nota.
Ma anche nell’Area Ospedaliera non mancano problemi. Il Report 2023 assegna alla Lombardia il 6° posto con punteggio 86 (Trento 97, Toscana 96, Veneto 94, Emilia Romagna 92, Marche 91). Nel Report 2022, per l’Area Ospedaliera, il dato più preoccupante per la Lombardia era relativo all’indicatore H13C (% di pazienti (età 65+) con diagnosi di frattura del collo del femore operati entro 2 giorni in regime ordinario) e adesso? Come vanno le cose? Invece di fare i capricci, non potrebbe la Regione pubblicare lei tutti i dati?
Anche a livello provinciale, senza aspettare il Ministero, non potrebbero le tre ASST, il servizio epidemiologico ATS e le strutture ospedaliere private informare la comunità bergamasca pubblicando i dati di cui sono sicuramente in possesso?
Non tanto per fare classifiche, quanto per capire quali sono i punti deboli e porvi riparo. Ad esempio, il basso punteggio registrato sulla composizione di frattura del femore nei tempi entro i quali l’intervento può dare più sicurezza di guarigione fa nascere il sospetto che in alcuni casi si preferisca dare la priorità ad altre prestazioni meglio remunerate; cosa se non la pubblicazione di dati certi e trasparenti può fugare i dubbi?
Infine, l’uscita del Presidente Fontana è indicativa di quel che si intende per “autonomia differenziata”: niente standard da rispettare, niente controlli, niente trasparenza.
Orazio Amboni, responsabile Welfare CGIL