Dall’11 al 13 giugno San Pellegrino Terme capitale della medicina sportiva. Nella cittadina termale brembana si è infatti riunita la commissione medico-scientifica della Federazione Pugilistica Italiana (che fa parte del CONI) – sezione Studi e Ricerche – , presieduta dal professor Mario Ireneo Sturla, ormai un abituè a San Pellegrino: è stato infatti premiato lo scorso anno dal Comitato Coppa Quarenghi con il premio Uomo di Sport per il suo significativo impegno nel mondo del ciclismo e del pugilato. Al convegno hanno portato i loro
saluti il presidente della Federazione Pugilistica Italiana dottor Flavio D’Ambrosi, il sindaco di San Pellegrino Terme, Vittorio Milesi e l’assessore al Turismo Stefano Tassis.
“Siamo lieti di essere a San Pellegrino Terme – spiega Mario Ireneo Sturla, presidente della
commissione, nonché coordinatore sanitario nazionale della Federazione Pugilistica Italiana e
presidente dell’Associazione Medico Sportiva della Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI) -. È la prima volta che portiamo una commissione medica nazionale della Federazione qua e non a Roma. Questo grazie all’amicizia e alla professionalità che ci lega con il dottor Gianpietro Salvi, che è un amico di vecchia data. Finalità di questo programma sono la prevenzione e la salute dell’atleta a 360 gradi. Io presiedo sia la Commissione Medica Europea del Pugilato professionistico (EBU) che la Commissione Medica Mondiale del Pugilato professionistico (WBC), e questo ci porta a confrontarci con ben 181 nazioni.
Negli altri sport il traumatismo cranico è accidentale ma nel pugilato è abituale – prosegue Sturla -. Dobbiamo quindi avere medici preparati ed essere noi stessi propulsori della minimizzazione del fattore di rischio, e questo si fa con dietetica, idratazione, sorveglianza nelle palestre e una serie di esami altamente sofisticati. Cerchiamo sempre di fare in modo di fornire massima cautela e prevenzione nell’approccio dello sportivo. La nostra vittoria deve essere la salute degli atleti. Recentemente ho preso parte alla pubblicazione sulla rivista della FIMS sull’uso del caschetto in ambito dilettantistico, vantaggi e svantaggi. La nostra commissione ha inoltre prodotto un lavoro, il primo al mondo, su pugilato e disabilità”.
Fil rouge della tre giorni medico-scientifica è infatti l’accessibilità del pugilato alle persone
affette da disabilità. La commissione medico-scientifica della FPI riunitasi a San Pellegrino – e
composta dai Professori Mario Ireneo Sturla, Antonio Bonetti, Antonio Gianfelici, Lucio
Ricciardi, Francesco Rondoni, Italo Guido Riccagni, Gianpietro Salvi, Carlo Tranquilli – ha
infatti elaborato un protocollo, appunto unico al mondo, per permettere alle persone affette da
disabilità fisica di praticare la boxe. “Negli ultimi tempi la commissione ha prodotto un documento che sarà una prima mondiale – spiega il Professor Antonio Bonetti, docente di medicina dello Sport all’Università di Padova – Una proposta di manuale sportivo di boxe per disabili. Un lavoro corposo, che, se i tempi editoriali saranno rispettati, come penso lo saranno, andrà sulla rivista delle Federazioni italiana ad europea della medicina dello sport. Ed, essendo il primo lavoro mondiale di questo tipo, lo vorremmo presentare al Congresso Mondiale di Medicina dello Sport che si terrà ad Atene a settembre.
Nel concreto, si tratta di una proposta articolata per quanto riguarda le attrezzature necessarie, il ring per la “paraboxe”, gli strumenti, le idoneità, la valutazione funzionale e quindi una classificazione delle disabilità e certificazione di idoneità per poter esercitare questa disciplina. Nessuno aveva mai pensato alla boxe per i disabili”. Due sono i livelli della boxe per disabili studiata dalla commissione, come spiega Italo Guido Riccagni, medico federale di FPI e Federazione Italiana Sport Paralimpici e sperimentali.: “La Gym Boxe, e cioè il pugilato a contatto leggero e controllato (già praticata da atleti normodotati e dove conta più la tecnica del colpo rispetto alla potenza ndr) e la prepugilistica, ovvero senza contatto e dove si simula il gesto sportivo (come la shadow boxe che praticano i pugili normodotati per allenarsi ndr). Io, scherzando, dico sempre che lo sport è controindicato oltre i 100 anni quando si è gravemente malati. Fino ad un anno e mezzo fa era impensabile il pugilato per i disabili e ora siamo a buon punto per concretizzarlo. Siamo già stati ovviamente in contatto con disabili che si sono dimostrati molto interessati, desiderosi di mettesi in gioco, spinti anche dall’evoluzione dei tempi. Si tratta di una novità molto importante e che rientra nell’ottica della prevenzione e nell’attività fisica che qualunque cittadino deve avere per migliorare le condizioni e lo stile di vita”.
“Da medico dello sport quale sono mi interesso di mettere in pratica quelle tecniche utili per capire, a qualunque livello, dal più grande campione allo sportivo della domenica, quello che esprime dal punto di vista di forza o coordinazione motoria – spiega Lucio Ricciardi, medico cattedratico Università di Pavia medicina dello sport -. Ci sono strumenti portatili, oggi, che permettono di misurare determinate grandezze, ma hanno costi importanti. Quindi vale la pena applicare tecniche dai costi molto più ridotti per individuare quelle grandezze utili in determinati sport. All’interno di questo gruppo, che si interessa di pugilato, possiamo valutare all’inizio di un allenamento o dopo un certo periodo se ci sono modificazioni a forza o nella composizione corporea, senza utilizzare strumenti costosi. In particolare, visto che a BG c’è una palestra che ha messo sul ring malati di parkinson relativamente giovani, vorremmo cominciare a valutare queste persone. Sarà pugilato di non contatto”.
A fare gli onori di casa il dr. Gianpietro Salvi, Membro della commissione e presidente de LA
RETE Associazioni Riunite per il Trauma Cranico e le Gravi Cerebrolesioni Acquisite e Associazione Genesis per il recupero dall’handicap da trauma cranico e midollare di San Pellegrino Terme: “Siamo davvero molto onorati di avere ospitato oggi a S.Pellegrino la commissione, che fa parte del CONI, per lavori su disabilità e sport. Una commissione a livello mondiale e che si esprime con produzione scientifiche che stimolano lo sport come forma di riabilitazione nella disabilità. La commissione annovera medici di livello mondiale e si occupa di diversi problemi, dalla prevenzione alla salute nelle attività sportive in particolare nel pugilato, ma c’è anche una sezione, di cui faccio parte, che si occupa di disabilità. Prepariamo lavori e protocolli per applicare lo sport nella disabilità, sia come attività fisica ma anche come forma di miglioramento emotivo, cognitivo, e sociale”.