Un mese fa a Genova erano stati condannati Umberto Bossi e l’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito a due anni e mezzo e quattro anni e dieci mesi, per una truffa ai danni del Parlamento, compiuta con la sponda dei revisori Diego Sanavio, Antonio Turci e Stefano Aldovisi, per i quali sono scattate pene inferiori.

La condanna di Genova si riferisce a quanto accaduto dal 2008 al 2010 quando le persone coinvolte nel processo chiesero e ottennero decine di milioni di rimborsi pubblici per attività politiche, che si sono poi rivelate di altra natura. Il dibattimento genovese riguarda il presunto raggiro sul maxi-stanziamento strutturale da Camera e Senato, mentre le udienze sulle singole spese pazze, dalla laurea di Renzo Bossi ai restyling edilizi per vari componenti del “cerchio magico”, si sono celebrate a Milano, dove Bossi e Belsito hanno rimediato un’altra condanna. Ora la Procura di Genova ha chiesto al tribunale di sequestrare alla Lega Nord 49 milioni, prendendoli ovunque sia possibile: sui conti, oppure bloccando patrimoni immobiliari. I giudici si pronunceranno a breve e non è difficile capire quanto potrebbero essere drastiche le ripercussioni sui bilanci leghisti: il 2016 è stato chiuso con un rosso da un milione, 164 mila euro di depositi bancari e 436 di “valori in cassa”. E l’eventuale sequestro si profila come una specie di spada di Damocle perenne fino al tetto fissato dai magistrati, laddove anche in futuro dovesse spuntare un po’ di liquidità.

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