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Quando finirà la pacchia? *di Antonio Martinelli

Contributi pubblici per sorreggere l’editoria e per garantire stipendi da favola ai giornalisti più noti. Inoltre ci sono giornali, con una tiratura inferiore e una diffusionr sul territorio minore a quella del nostro mensile cartaceo, che ricevono contributi ingiustificabili. I 5 Stelle avevano come obiettivo di cancelllare queste voci dal bilancio dello Stato, ma hanno fatto la fine della riduxzione dei Deputati e Senatori che ci costano più di prima

La crisi della carta stampata ormai va avanti da un po’ e, per sopravvivere, i quotidiani si affidano agli investimenti pubblicitari (in calo) e ai contributi pubblici (nelle mani di pochi). A questo punto, il lettore attento si domanderà come mai abbiamo scelto di pubblicare questo commento su un aspetto negativo del nostro settore. In effetti, la prima impressione che si ha è quella che ci stiamo tirando una bella martellata sulle dita. Non generalizziamo: se è vero che il numero delle copie dei quotidiani e periodici è in inesorabile caduta, questa indicazione non riguarda il nostro mensile che pubblica lo stesso numero di copie che stampava anni fa. Copie che attraverso una azione mirata di distribuzione che copre ogni angolo della nostra valle, non fa resi che pesano nel bilancio di altre testate a pagamento, che in presenza di un rischio cosi evidente riducono la tiratura. E questo interessa soprattutto quelle riviste stampate con la “macchina piana” che a confronto di quelle stampate con la “rotativa”, come la nostra, costano molto di più.

Ma cosa succede per gli organi di injformazione?

La tv, intesa come mezzo d’informazione, è sempre meno seguita, mentre le piattaforme social battono tutti gli altri tipi di media. La carta stampata è ormai un lontano ricordo ma anche le notizie online vengono accuratamente evitate dagli utenti, in parte per i contenuti negativi e in parte per la crescente sfiducia.

È la fotografia scattata dalla società di ricerca GWI, che ha intervistato oltre 960 mila utenti Internet in 53 mercati (Italia compresa) di età compresa tra i 16 e i 64 anni. A riferirlo è la newsletter Digital Media Sunday Brunch A fronte di questa fotografia, in italia, molti giornali stanno a galla per i contributipubblici

I quotidiano che ha ricevuto più soldi di tutti è stato il Dolomiten, pubblicato in lingua tedesca in Trentino-Alto Adige cui sono stati assegnati quasi 6,2 milioni di euro. Al secondo e al terzo posto ci sono rispettivamente il settimanale Famiglia Cristiana e il quotidiano Avvenire, entrambi di ispirazione cattolica, con 6 milioni e circa 5,6 milioni di euro. Con 4 milioni di euro a testa, Italia oggi e la Gazzetta del Sud si posizionano in quarta e quinta posizione. In sesta  posizione: Libero (quasi 3,9 milioni di euro) e del Manifesto (3,3 milioni di euro). Il Foglio, con quasi 1,9 milioni di euro di contributi, è il primo quotidiano fuori dalla top 10,

Quotidiani come il Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, Il Sole 24 Ore e Il Fatto Quotidiano non usufruiscono dei contributi pubblici di questo tipo. Tutti i giornali, però, hanno comunque agevolazioni per l’acquisto della carta per la stampa.

Rispetto al passato, negli ultimi anni la possibilità di accedere ai contributi pubblici all’editoria è stata via via ridotta dalla politica con il Movimento 5 Stelle che intendeva fare piazza pulita dei contributi alla stampa. Poi è successo come per i compensi per gli onorevoli e senatori (un’altra battaglia pentastelliana) che pur ridotti di oltre 300 unità non hanno portato benefici alle casse dello Stato) che si è visto, addirittura, aumentare la spesa.  Come spiega un recente dossier della Camera dei deputati, dal 2017 sono stati esclusi dai contributi gli «organi di informazione di partiti o movimenti politici e sindacali», i «periodici specialistici a carattere tecnico, aziendale, professionale o scientifico» e le «imprese editrici di quotidiani e periodici che fanno capo a gruppi editoriali quotati o partecipati da società quotate in borsa»

Il dipartimento per l’informazione e l’editoria del governo italiano ha pubblicato l’elenco dei giornali a cui è stato confermato per l’anno 2022 il diritto al “contributo pubblico diretto”, Al momento tra i primi quindici giornali che ricevono i contributi non ci sono più la Gazzetta del Sud e Il Quotidiano del Sud, che l’anno scorso avevano ricevuto rispettivamente circa 4 milioni di euro e poco meno di 3 milioni e 700mila euro. Per entrambi, nei documenti del governo, la richiesta del contributo viene definita «in corso d’istruttoria»: servono cioè ancora dei passaggi burocratici per assegnare il finanziamento. Entrambi però avevano regolarmente ricevuto la prima rata, circa 2 milioni di euro per la Gazzetta del Sud e 1 milione e 848mila euro per Il Quotidiano del Sud. L’unico giornale esclusivamente digitale tra i primi quindici per contributo è il Secolo d’Italia, storico quotidiano della destra italiana.

Queste sono le prime quindici testate per contributo totale assegnato:

Dolomiten 6.176.996,03 euro

Famiglia cristiana 6.000.000 euro

Avvenire 5.755.037,42 euro

Italia oggi 4.062.533,95 euro

Libero quotidiano 3.378.217,01 euro

Il manifesto 3.277.900,39 euro

Corriere Romagna 2.218.356,97 euro

Cronacaqui.it (Torino Cronaca) 2.207.300,07 euro

Il Foglio 2.079.514,37 euro

Primorski dnevnik 1.666.668,08 euro

Il Cittadino 1.424.098,80 euro

Quotidiano di Sicilia 1.330.270,90 euro

Cronache di (Libra editrice) 1.259.956,77 euro

Die Neue Südtiroler Tageszeitung 1.086.996,14 euro

Secolo d’Italia 1.034.341,35 euro

  • Dolomiten è un quotidiano in lingua tedesca della provincia autonoma di Bolzano, così come Neue Südtiroler Tageszeitung, mentre Primorski dnevnik è un quotidiano della minoranza slovena pubblicato a Trieste.

 

 

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