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Luigi Nicotera è stato sentito questa mattina al processo a Massimo Bossetti, per il presunto assassinio della giovane Yara Gambirasio.
L’esperto in informatica ha parlato di celle telefoniche, soffermandosi in particolare, su quella di via Natta, a Mapello, che il giorno dell’omicidio, il 26 novembre 2010, il carpentiere ha agganciato alle 17.45 e la tredicenne alle 18.49, quando ha ricevuto l’ultimo Sms da un’amica.

Il perito ha escluso che i due potessero trovarsi contemporaneamente nello stesso luogo, dal momento che hanno agganciato settori diversi della stessa cella, che copre un’area di quasi 3 chilometri quadrati. Il pm Letizia Ruggeri è intervenuta cercando di porre l’attenzione sul fatto che quella sera il muratore non fosse a casa. Infatti il magistrato ha chiesto al perito se la cella in oggetto si agganciasse anche nel luogo in cui abita la famiglia Bossetti, Piana di Mapello. L’avvocato Camporini ha precisato che il consulente della difesa non ha analizzato questo aspetto, ma il pm ha insistito sul fatto che quella sera l’uomo non era a casa.
Nicotera ha analizzato, inoltre, il telefonino della ragazzina, che, prima di scomparire, ha agganciato due volte la cella di Ponte San Pietro, poi quella di via Natta (alle 18.49) e di via Ruggeri a Brembate Sopra (alle 18.55). Il perito ha sostenuto che sia impossibile collocare la giovane in un luogo ben preciso, ma ha dato la posizione sommaria della zona alle spalle del centro sportivo. Quello delle celle, infatti, è un confine labile, spesso falsato da fattori come il meteo o da picchi di traffico, ha spiegato.

La difesa di Bossetti ha citato anche la fisioterapista che lavora nella palestra dalla quale scomparve la tredicenne il 26 novembre del 2010. La donna, che con un collega ha lo studio all’interno dell’impianto sportivo, ha ricordato che, circa una settimana prima del giorno in cui scomparve Yara, durante una seduta, un suo paziente di origine straniera le aveva fatto degli apprezzamenti non graditi, che l’avevano costretta a terminare l’incontro. L’uomo, nel pomeriggio in cui Yara scomparve si ripresentò nello studio, per vedere la dottoressa, che non riuscì ad riceverlo perché scomparve prima che lei potesse liberarsi da altri impegni.  

Il pm Letizia Ruggeri ha ricordato che, subito dopo la deposizione della donna nel 2011, l’immigrato era stato perquisito, intercettato ed erano stati sentiti alcuni suoi parenti ma non era emerso nulla in relazione al delitto della ragazza.

Alle 15 è cominciata la testimonianza a porte chiuse del figlio di Massimo Bossetti, il quattordicenne Nicholas.