Il 12 ottobre potrebbe aggiungersi la parola “fine” al caso Yara Gambirasio. In udienza pubblica la prima sessione penale della Cassazione esaminerà i ricorsi presentati contro la sentenza emessa dalla Corte d’Assise d’appello di Brescia, in cui si vide confermato l’ergastolo per Massimo Giuseppe Bossetti.
Ad impugnare il verdetto sono stati sia i difensori di Bossetti, unico imputato nel processo, sia la procura generale di Brescia. La difesa punta infatti a far riaprire l’istruttoria necessaria a disporre la superprerizia sul Dna, chiesta dalla stessa fin dal primo grado.
L’avvocato Claudio Salvagni afferma che c’è stata mancanza di contradditorio, che la difesa non è stata ascoltata e che Bossetti non ha potuto difendersi perchè non è mai stata disposta la perizia del Dna.
Il Dna, sempre secondo la difesa, non può essere considerato un indizio grave. Contesta inoltre la mancanza del Dna mitocondriale. Tutte queste contestazioni sono state però respinte nei giudizi di merito. Inoltre, sottolineano i giudici di secondo grado, che una eventuale perizia, chiesta dalla difesa e dall’imputato, sarebbe solamente un controllo tecnico sul materiale della documentazione e sull’operato dei Ris.
La Suprema Corte si trova di fronte ad una decisione concorde tra primo e secondo grado, in cui l’ergastolo a Bossetti potrebbe essere confermato e diventare dunque una condanna definitiva con l’unica variante che se il ricorso della difesa dovesse essere accolto, avrebbe luogo un processo d’appello-bis, in cui si procederebbe alla superperizia.