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Peste suina: è massima allerta in Lombardia

Allerta massima in Lombardia per la peste suina. Allevamenti «blindati» e rafforzamento delle misure di sicurezza anche nelle nostre province per evitare possibili contagi. Gli imprenditori agricoli e le istituzioni hanno infatti alzato la guardia dopo i casi di Psa in provincia di Pavia dove un allevatore non avrebbe segnalato i primi casi di morti sospette di animali, avvenute ad inizio agosto. Nei suoi confronti, così come in quelli del veterinario aziendale, è scattata un’indagine della procura di Pavia. Gli allevamenti di suini che si trovano nei dintorni di quello dove si è verificato il contagio sono stati sequestrati.  Ieri a Roma riunione interministeriale con le Regioni e le associazioni di categoria per fare il punto sulla situazione. Al centro dell’attenzione anche l’applicazione del “Piano straordinario per i cinghiali”

L’emergenza ad oggi è contenere la diffusione del virus della Peste suina africana, la PSA. Per farlo tutti, non solo gli allevatori di suini, sono tenuti ad osservare delle misure precauzionali per evitare che la malattia raggiunga il nostro territorio e finisca a colpire la filiera dell’allevamento.

Il virus è stato rilevato in Liguria nei primi giorni di gennaio: «Il caso ha portato nei mesi successivi a contare 244 animali contagiati. In Piemonte ad oggi abbiamo avuto 125 casi, 70 in Liguria e 49 nel Lazio più due domestici. Non si deve fare allarmismo, ma si deve stare attenti ad applicare senza deroghe le misure di prevenzione come le disinfezioni delle attrezzature, della calzature e dei battistrada. Per questo serve anche una continua collaborazione tra allevatori e Ats, in modo da ridurre al minimo i rischi

Come detto la peste suina africana è giunta in Italia nel gennaio 2022. Si tratta di una malattia che non colpisce l’uomo, ma arreca molti danni per mortalità negli allevamenti di suini domestici – sino al 100% della mortalità – e il blocco dell’esportazione dei prodotti di salumeria per prevenirne l’ulteriore diffusione, con un grande danno economico per tutti operatori del settore, oltre che d’immagine per il nostro Paese.

Tra le misure di controllo rientra la verifica di tutti i cinghiali deceduti trovati in natura, anche quelli morti a seguito di incidenti, con un campionamento della carcassa dell’animale e la distruzione della stessa.

Dai dati epidemiologici del Ministero della Salute si legge come nel 2014 è esplosa un’epidemia di PSA in alcuni Paesi dell’Est dell’Unione europea. Da allora la malattia si è diffusa in altri Stati Membri, tra cui Belgio e Germania, mentre in ambito internazionale è presente in Cina, India, Filippine e in diverse aree del Sud-Est asiatico, raggiungendo anche l’Oceania (Papua Nuova Guinea).

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