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La polizia stradale di Treviso ha individuato e denunciato diverse persone che si sono presentate nelle aule della motorizzazione civile per sostenere l’esame teorico per la patente carichi di microtelecamere e microauricolari nascosti, ma a digiuno delle più elementari regole del codice della strada.

A gestire tutto era un’organizzazione che, grazie a una rete capillarizzata sul territorio veneto e lombardo, offriva il kit per ottenere la patente pagando tra i 2.000 ed i 3.000 euro. Nel gruppo anche un bergamasco, ora in carcere. Le persone coinvolte, spesso straniere con enormi problemi di comprensione dell’italiano sia scritto che parlato, ma anche italiani del tutto privi dei requisiti culturali minimi per il superamento degli esami, accettavano di buon grado e si mettevano nelle loro mani. L’organizzazione operava nel mondo dalle autoscuole, molte delle quali gestite proprio da colleghi-complici, presentava candidati nelle motorizzazioni civili di Treviso, Venezia, Padova e in alcuni casi anche Bergamo, cui riusciva a far superare l’esame teorico in modo del tutto fraudeolento. Nel giorno dell’esame, i candidati venivano contattati e dotati di microfoni e telecamere wi-fi o con semplici smartphone che trasmettevano le immagini delle domande dei quiz ad un suggeritore, permettendo quindi di ricevere sui micro auricolari le risposte fornite dal suggeritore da una postazione situata a distanza. Il giro d’affari è stato stimato in 600mila euro l’anno: dal 2013, oltre due milioni complessivi.