Venerdi mattina 14 giugno, sono stati presentati al gruppo tecnico dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro, costituito nell’ambito della Cabina di regia provinciale Lavoro e Formazione, i dati relativi primo trimestre 2024.
Nel primo trimestre del 2024 si può stimare, dal saldo tra assunzioni e cessazioni nel territorio della provincia di Bergamo, una crescita di quasi cinquemila posizioni di lavoro dipendente rispetto ai livelli di un anno fa. L’entità della variazione tendenziale si sta progressivamente riducendo rispetto non solo ai picchi raggiunti nel rimbalzo post-Covid, ma anche all’andamento degli ultimi trimestri.
Le assunzioni (33.072) sono in calo (-4,1 per cento su base annua) mentre le cessazioni (30.520) restano sugli stessi livelli del primo trimestre dell’anno scorso, positivo di 2.552 unità fra gennaio e marzo 2024, ma le cifre sono ben al di sotto dello stesso periodo 2023
Sono positivi anche i saldi dei singoli centri per l’impiego, tranne per Clusone (-80): Albino 147, Bergamo 1.307, Grumello 205, Lovere 102, Ponte S. Pietro 380, Romano 68, Trescore 209, Treviglio 188, Zogno 26
Si attenuano i ritmi di crescita dei rapporti a tempo indeterminato che erano stati particolarmente vivaci per tutto lo scorso anno: aumentano le relative uscite a fronte di una lieve contrazione delle entrate e frenano le trasformazioni a tempo indeterminato.
Continuano a ridursi le missioni in somministrazione – segno di una flessione della domanda di lavoro dell’industria – mentre i nuovi ingressi nell’ apprendistato non bastano a compensarne le uscite per cessazione o passaggio al tempo indeterminato.
Il ridimensionamento dei rapporti a tempo determinato, iniziato nella seconda metà del 2022, si interrompe nel primo trimestre del 2024 a causa delle minori stabilizzazioni e dei flussi consistenti, e meno condizionati dalla stagionalità rispetto a quanto accadeva in passato, di avviamenti temporanei nel commercio e nei servizi turistici.
Dal punto di vista settoriale, si notano segnali di rallentamento occupazionale in alcune attività dei servizi alle imprese – come il magazzinaggio e le attività di supporto ai trasporti -e una nuova risalita delle posizioni dipendenti nell’edilizia.
L’occupazione bergamasca quindi tiene, nonostante la minore richiesta di manodopera da parte dell’industria (-11,5%), forte anche di un tasso di disoccupazione di appena il 2,9% a fine 2023, e perfino i sindacati non si dicono ancora preoccupati, ma aspettano di vedere i dati del secondo trimestre 2024 per capire se si possa parlare di un’effettiva perdita occupazionale. È indubbio, però, che il quadro dell’ultimo Rapporto sul lavoro sia in chiaroscuro, con nuvole all’orizzonte che si spera possano presto evaporare.