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Ospedale Papa Giovanni XXIII, presidio dei lavoratori dei servizi di pulizia di Markas

Per mesi hanno aspettato una serie di migliorie organizzative che non sono mai arrivate e che invece sono sempre più necessarie per allentare la pressione sui loro carichi di lavoro in corsia e nei reparti del Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Ora le lavoratrici e i lavoratori del servizio di pulizie dell’ospedale, alle dipendenze di Markas srl, hanno deciso che è giunto il momento di alzare la voce. Si riuniranno in presidio tra la torre 4 e la torre 5 in piazza Oms (dalle ore 10 alle 12) e contestualmente terranno un’assemblea.

“A seguito di una riorganizzazione del servizio attuata dall’azienda lo scorso gennaio, i carichi assegnati nei medesimi turni sono aumentati sensibilmente” hanno spiegato oggi Cristina Guerinoni di FILCAMS-CGIL, Eleonora Capelli di FISASCAT-CISL e Francesco Gioia di UILTrasporti di Bergamo. “Ad inizio febbraio abbiamo chiesto un confronto con i rappresentanti aziendali. Tre incontri si sono svolti, il 3 marzo, poi il 13 aprile e il 2 maggio, a cui sono seguiti ulteriori faccia a faccia con le delegate su materie tecniche”.

I sindacati sono riusciti a concordare con l’azienda sopralluoghi di verifica da condurre a campione in diversi reparti, quelli in cui il personale segnalava sofferenza acuta nella gestione dei tempi. “I rappresentanti di Markas hanno accettato di verificare da vicino, unitamente alle delegate, quali fossero le criticità” proseguono i tre sindacalisti. “A seguito dei sopralluoghi, Markas ha in effetti riconosciuto l’esistenza di questioni da risolvere. Eppure ora siamo a giugno e ancora nulla è stato modificato in termini di organizzazione del lavoro. I lavoratori sono stanchi di aspettare”.

Per Markas srl all’ospedale Papa Giovanni XXIII lavorano circa 250 persone, quasi tutte donne e con contratti a part time.

“Si tratta di molte lavoratrici che da 15-20 anni operano in quei reparti, con un’età media sempre più avanzata, dunque con una fatica percepita in maniera importante” puntualizzano Guerinoni, Capelli e Gioia. “Il nodo sta all’origine, perché, quando si conducono gare d’appalto con costi ridotti al minimo, il rischio è sempre quello di tagliare le ore (come è accaduto in diverse altre ASST) oppure come in questo caso di aumentare in maniera consistente i carichi di lavoro in capo al personale. Ci chiediamo: gli ultimi anni non ci hanno insegnato nulla? Anche la situazione difficile che stanno vivendo questi lavoratori, per noi, si configura come un taglio della sanità. Ospedali pubblici così importanti non possono fare economia su un tema tanto delicato come l’igiene e la sanificazione”.

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