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“Non demonizzare, ma vigilare” CISL e l’avvento dell’intelligenza artificiale

“Non serve demonizzare, occorre governare, vigilare e seguire i processi di decisione, negoziando insieme alle aziende soluzioni etiche, capaci di far convivere produttività e benessere lavorativo”.
Così, Daniela Fumarola, segretario generale aggiunto della CISL, ha sintetizzato i passi che il sindacato intende compiere nell’affrontare i processi di Intelligenza Artificiale che si preannunciano incombenti sul mondo del lavoro.
L’analisi della CISL, insieme a quelle di altre forze sociali e produttive della provincia, sono state presentate a Ponte san Pietro, nella sede Aruba, durante l’iniziativa “Un lavoro più umano nell’era dell’A.I.”.
L’Italia, e di conseguenza Bergamo, non ha ancora sfruttato appieno l’avvento dell’intelligenza artificiale nella produzione e l’IA rimane ancora scarsamente utilizzata dalle imprese italiane, soprattutto se poste a confronto con i Paesi del Nord Europa, del Nord America e con la Cina: stando ai dati raccolti nel corso dell’indagine conoscitiva, infatti, il 61% delle grandi imprese ha all’attivo almeno al livello di sperimentazione, un progetto di IA, ma il dato scende al 18% tra le PMI.
Questo significa che a Bergamo, meno di un migliaio di imprese ha avviato progetti legati all’IA, soprattutto nel campo della manifattura, dove permangono i grandi problemi di reperimento di personale specializzato. Diverso il panorama se si analizza il campo dei servizi, soprattutto logistica, marketing e comunicazione.
Secondo gli ultimi studi compiuti, nel nostro Paese l’IA generativa potrebbe giocare un ruolo chiave anche per mantenere alto il livello di produttività e benessere in un contesto di generale invecchiamento della popolazione.
A livello nazionale, secondo lo studio promosso da Ambrosetti in collaborazione con Microsoft la produttività del sistema-Italia nei prossimi anni potrà aumentare fino al 18% grazie all’adozione estensiva di tecnologie di IA generativa, per un totale di circa 312 miliardi di euro di valore aggiunto annuo, circa 1,5 volte il Pnrr o il Pil della Lombardia.
Tutti concordano che IA determinerà significativi aumenti, nei prossimi cinque anni, della produttività nei paesi a reddito elevato – ha detto Francesco Corna, segretario generale di CISL Bergamo. Un rapporto di McKinsey stima che l’IA generativa potrebbe automatizzare le attività che attualmente assorbono tra il 60 e il 70% del tempo di lavoro degli addetti.
Restano i problemi di natura etica e le preoccupazioni di ricaduta per quanto riguarda l’occupazione, sia in termini di quantità che di qualità. Per il sindacato è necessario “riportare le risorse umane al centro del mercato del lavoro ed evitare che l’Intelligenza artificiale abbia il
sopravvento sui lavoratori”. “Per questo – ha detto Francesco Corna, segretario generale CISL di Bergamo – servono regole chiare, una governance condivisa con forti condizionalità etiche, per arginare i risvolti dannosi e discriminatori, socialmente ingiusti, dei sistemi di Intelligenza Artificiale, Bisogna mettere al centro la persona e la partecipazione sociale, anche attraverso la contrattazione collettiva”.
“Con l’Intelligenza Artificiale si può rendere meno faticoso e pericoloso il lavoro, riducendo i compiti ripetitivi e alienanti, incrementando il benessere e facendo crescere il valore aggiunto dell’apporto umano. Macchine più “intelligenti”, possono migliorare l’interfaccia con le persone che le utilizzano ed innalzare anche la sicurezza del lavoro”
Per don Cristiano Re, sono più i punti dolenti, per cui, “servirà un approccio più antropologico, perché A.I. ha enormi potenzialità, anche possibilmente negative”. Francesco Locati, direttore dell’ASST Giovanni XXIII, “è un tema attuale, che ci interessa da vicino. I primi passi compiuti ci devono spingere a migliorare la parte diagnostica in aiuto ai lavoratori”, mentre Paolo Rota, vicepresidente di Confindustria Bergamo ha sottolineato come “ancora le potenzialità non sono conosciute. Si intravede una grossa rivoluzione, con conseguenti problemi di adattamento”.
“Le intelligenze artificiali – ha concluso Fumarola – sono tecnologie che già ci circondano, in ogni ambito, compreso il lavoro. E come tutte le tecnologie possono essere usate al servizio o contro le persone. Pensiamo a quanto l’IA possa prevenire incidenti e infortuni sul lavoro, solo per fare un esempio. Non bisogna demonizzare, quindi, ma governare, vigilare, stare dentro ai processi di decisione, costruendo e negoziando insieme alle aziende e ai governi algoritmi etici, capaci di coniugare aumento di produttività e incremento del benessere lavorativo. La parola chiave è partecipazione. E lo strumento da valorizzare è la contrattazione nazionale e decentrata”.

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