L’osteoporosi è una malattia caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo, che induce un’aumentata fragilità ossea, con un conseguente aumento del rischio di frattura.
L’osso non è un tessuto statico essendo costituito da 2 tipi di cellule: gli osteoblasti che producono continuamente nuovo osso e gli osteoclasti che riassorbono l’osso in continuazione
Diversi sono i fattori di rischio per l’osteoporosi. Quello più importante è il sesso femminile in post menopausa. Il sottopeso, o meglio un basso indice di massa corporea, è un altro fattore di rischio. Fattori favorenti l’osteoporosi sono anche il fumo, un eccessivo consumo di alcol, la ridotta attività fisica, un ridotto introito di calcio con la dieta o un’eccessiva introduzione di sodio (sale da cucina). La carenza di vitamina D, che è molto diffusa alle nostre latitudini, è un altro importante fattore di rischio. Diversi farmaci possono favorire l’insorgenza dell’osteoporosi; i cortisonici sono a questo riguardo i farmaci più dannosi, se assunti per periodi prolungati.
L’osteoporosi è una patologia asintomatica nelle fasi iniziali. I sintomi iniziano quando subentrano le fratture ossee, che sono le principali complicanze. Le fratture più frequenti sono quelle vertebrali e femorali che intervengono per traumi lievi o nelle fasi più avanzate di malattia anche in seguito a normali movimenti.
Le fratture vertebrali si manifestano con un costante dolore alla schiena accentuato da movimenti anche banali, inoltre le vertebre si deformano ed assumono la forma di cuneo, oppure un affossamento della parte centrale gli fa assumere una tipica forma definita a rocchetto. In seguito a queste deformazioni si ha un incurvamento del rachide con abbassamento anche della statura e nelle forme più gravi compaiono difficoltà respiratorie, in quanto i polmoni non riescono ad espandersi in modo appropriato per una corretta respirazione.
Le fratture di femore invece interessano, nella maggior parte dei casi, il collo femorale che è la porzione più fragile. Spesso richiedono l’impianto di una protesi totale d’anca.
La diagnosi di osteoporosi si basa in primo luogo sull’esecuzione della densitometria ossea (DEXA), un esame che permette di calcolare la densità minerale ossea. Le aree generalmente valutate sono la colonna lombare e il femore. I dati ricavati vengono poi confrontati con quelli attesi, per poi esprimere un valore numerico chiamato “T score”. Se questo valore si discosta oltre un certo grado dal valore di normalità della popolazione sana (<-2.5), si può fare una diagnosi di osteoporosi.
La terapia dell’osteoporosi si basa innanzitutto su un corretto stile di vita: attività fisica regolare, evitare fumo e abuso di bevande alcoliche.
Importante è anche una normale introduzione di calcio: il calcio è presente soprattutto in latte e derivati, ma l'apporto quotidiano varia con l'età e può essere necessario integrarne l’assunzione con supplementi.
Fondamentale per l’assorbimento, il metabolismo del calcio e quindi la salute dell’osso vitamina D. Viene prodotta nella cute con l'esposizione al sole e quindi la produzione aumenta nei mesi estivi, ma questo può non bastare e richiedere la supplementazione in caso di livelli inadeguati. Il fabbisogno giornaliero è di 800 unità al giorno. Pochi sono gli alimenti ricchi di vitamina D e quindi spesso è necessaria una sua integrazione, se il dosaggio della vitamina D nel sangue evidenzia livelli inferiori al normale. Esistono in commercio dei flaconcini orali di 25.000 o 50.000 unita che possono essere somministrati ogni 15 o 30 giorni. L'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha da poco introdotto la nota 96 che limita la prescrizione della vitamina D su ricettario del SSN da parte del medico di medicina generale. La prescrizione è possibile nelle seguenti condizioni: persone istituzionalizzate, donne in gravidanza o in allattamento, persone affette da osteoporosi da qualsiasi causa o osteopatie accertate non candidate a terapia remineralizzante, persone con livelli sierici di vit D < 20 ng/mL e sintomi attribuibili a ipovitaminosi, una terapia di lunga durata con farmaci interferenti col metabolismo della vitamina D, malattie che possono causare malassorbimento nell’adulto (celiachia).
Nei casi di osteoporosi più gravi si deve ricorrere alla somministrazione di farmaci contro il riassorbimento osseo: sono rappresentati in primo luogo dai “bisfosfonati” che agiscono inibendo gli osteoclasti per impedire la degradazione ossea. Tali farmaci possono essere somministrati attraverso varie vie (orale, intramuscolare, endovenosa) con cadenza settimanale, mensile oppure anche annuale (nel caso dello zoledronato).
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