Milano in questo momento è il termometro della Lombardia. Nel capoluogo, epicentro della seconda ondata, l’indice Rt è tornato a gravitare intorno a quota 1, una linea di galleggiamento non sufficiente ma comunque di buon auspicio per il futuro.
Se si rapporta questo valore sul numero dei contagi, l’indice arriva a 1,06, se lo si fa sui ricoveri, il valore cresce a 1,15. In entrambi i casi ci si avvicina alla soglia dell’1. L’ultimo rapporto risale al 12 novembre, quindi è lecito aspettarsi che in questi sette giorni la tendenza regressiva si sia consolidata. Secondo i tecnici e gli epidemiologi chiamati in causa ad oggi quell’indicatore dovrebbe essere sotto la soglia dell’1, che vorrebbe dire due cose: primo, che le misure di contenimento stanno funzionando; secondo, che a determinare la diffusione sono i comportamenti delle persone e la loro comprensione circa l’importanza del rispetto delle regole.
“Se i numeri dovessero continuare ad essere positivi, dal 27 novembre potremo chiedere di essere trasferiti in zona arancione, ma l’errore che possiamo commettere è che finite le restrizioni si ricominci a vivere come se il virus fosse scomparso“, ha spiegato il governatore Attilio Lombardo. Verranno messe al centro del dibattito le tabelle con gli Rt aggiornati dall’ISS e la “torre” dei contagi, in cui si denota come nelle ultime settimane le province lombarde più colpite siano , oltre a Milano e Monza, Varese e Como. Le più tranquille sono Bergamo e Cremona.