Le centraline Arpa di Brescia e provincia hanno registrato ogni anno, dal 2010 al 2019, lo sforamento dei limiti giornalieri consentiti di polveri sottili. Nell’ultimo decennio, per oltre 730 giorni queste hanno soffocato il capoluogo e la provincia. E solo nel 2019 sono state ben 94 le giornate in cui sono stati sforati sia i limiti imposti dalla normativa per il PM10 (sono consentiti 35 giorni di sforamento al massimo) sia per l’ozono (sono consentiti 25 giorni di sforamento al massimo).
Nonostante il primato in termini di giorni segnati dallo smog spetti a Torino, anche a Brescia c’è poco da rallegrarsi. Anche se il 2019 è stato l’anno migliore degli ultimi dieci, le criticità rimangono e fra queste, prima fra tutte, la mancanza di misure strutturali e non solo emergenziali risulta essere la più grave. I dati del 2020 sono già sconcertanti. Nell’agglomerato di Brescia sono presenti quattro centraline: in quella di Rezzato il limite annuo è già stato superato, mentre per quella di Villaggio Sereno è questione di giorni. Scarichi delle auto, reflui agricoli, lavorazioni industriali, camini e caldaie: tutto concorre alla formazione delle polveri sottili.
Ogni anno, in Europa 10.000 persone muoiono prematuramente a causa degli ossidi di azoto. Nel Bresciano, secondo uno studio dell’Ats, circa 1.000 morti all’anno sono attribuibili alle PM10, tre ogni giorno è il costo in vite umane dell’inquinamento.
VALLE CAMONICA. In Valle Camonica sono presenti due stazioni fisse di rilevamento degli inquinanti, posizionate nei comuni di Breno e di Darfo Boario Terme. Due sole stazioni non sono sufficienti a caratterizzare i livelli di inquinamento dell’intera valle ma, vista la scelta di ubicare le stazioni nelle aree in cui dovrebbero essere rilevate le condizioni peggiori, è possibile valutare ragionevolmente i dati disponibili. I valori più elevati di emissione di sostanze acidificanti sono distribuite nella bassa e media valle, zone in cui l’incidenza dell’attività agricola è combinata con l’inquinamento da traffico veicolare.
Come è logico aspettarsi, le sostanze originate dalle combustioni industriali o dal traffico tendono a stratificarsi nelle sub-aree interessate con valori decrescenti salendo dalla bassa verso l’alta valle. Anche le emissioni di precursori di ozono hanno valori più alti nella bassa valle e più contenuti nella media e alta, così come per i composti organici volatili. Discorso a parte per le emissioni di CO e Pm10: entrambi sono distribuiti con discontinuità, producendo valori più elevati nella bassa e alta valle.
Confrontando questi dati con quelli provinciali si riesce a dimensionare e contestualizzare in modo corretto il problema. I valori stimati per la valle sono in generale di un ordine di grandezza inferiore a quelli della provincia e questo è comprensibile, alla luce del fatto che sono relativi ad una comunità montana, dove è ragionevole aspettarsi che la qualità dell’aria sia nettamente migliore.
Francesco Moretti