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Per CGIL e UIL è il momento della mobilitazione contro una legge di Bilancio che considerano “sbagliata e non nell’interesse del Paese”: per venerdì 17 novembre è proclamato uno sciopero nazionale che coinvolgerà i lavoratori di scuola, sanità, pubblico impiego, RSA, cooperative sociali, trasporti, poste, appalti (di vigilanza, pulizie e multiservizi, ristorazione collettiva, ad esempio di ospedali e scuole). A Milano si terrà un presidio di fronte al Palazzo di Regione Lombardia, angolo via Galvani (dalle ore 10.00). Per parteciparvi, da Bergamo venerdì si muoverà una delegazione di lavoratori e sindacalisti su un bus e diverse auto.

Successivamente, venerdì 24 novembre, saranno chiamati a scioperare i lavoratori di tutti gli altri comparti delle regioni del Nord Italia.

“Mai come quest’anno la legge di bilancio avrà un impatto pesante e negativo sul lavoro pubblico in tutte le sue fattispecie, a partire dall’inadeguato finanziamento alla sanità pubblica, settore cruciale per la tenuta del Paese e comparto che in Lombardia sta già attraversando una crisi che la vede contrapposta ad un sistema privato incentivato” ha dichiarato poco fa Giorgio Locatelli, segretario generale della FP-CGIL di Bergamo. “La sanità pubblica si vede costantemente attribuite nuove competenze, ma mai nuove risorse. Eppure è lì che si conserva strenuamente l’etica dell’universalità e della trasversalità dell’accesso alle cure”.

Locatelli definisce questa mobilitazione “uno sciopero ‘sacrosanto’ anche per il settore degli enti locali e delle funzioni centrali, garanti dei servizi ai cittadini. Qui i lavoratori, con il mancato stanziamento di risorse per il rinnovo contrattuale, si vedono privati di una rivalutazione stipendiale necessaria a mantenere un potere d’acquisto dignitoso di fronte ad un’inflazione galoppante”.

È una legge di Bilancio che “colpisce di riflesso, ma non meno pesantemente, anche tutti i settori privati del comparto socio-educativo e assistenziale, che di fatto garantiscono per conto del settore pubblico altrettanti servizi di tutela della salute pubblica ed individuale. E che riesce a peggiorare persino la Fornero, penalizzando, tra gli altri, proprio i nostri settori, ossia chi lavora in enti locali e sanità, gli ufficiali e gli aiutanti giudiziari” conclude Locatelli.

Dal mondo della scuola e dell’istruzione in generale, dove ugualmente i lavoratori incroceranno le braccia, interviene Fabio Cubito, segretario generale FLC-CGIL di Bergamo.“Il 17 novembre sarà la giornata internazionale dello studente e molti ragazzi e ragazze saranno in diverse piazze d’Italia a manifestare. In un Paese in cui il diritto allo studio è considerato una spesa e non un investimento e in cui l’abbandono scolastico si attesta a un livello spaventoso, scioperiamo contro una legge di Bilancio ingiusta e che non investe nel futuro dell’istruzione. Chiediamo risorse adeguate per il rinnovo dei contratti per tutto il personale, stabile e precario, per rispondere alla perdita del potere di acquisto. In città come Bergamo, tra le più care d’Italia, stiamo assistendo a una fuga del personale della scuola e dell’università verso altre regioni o altre professioni perché i salari sono troppo bassi e i costi della vita aumentano”.

Cubito sottolinea che quello che si chiede è “un piano di assunzioni adeguato al fabbisogno. Sono 200 mila i precari in Italia e più di tremila solo nella nostra provincia. Vogliamo assunzioni per dare dignità professionale ai docenti che oggi saltano da una parte all’altra del territorio di Bergamo e per dare continuità agli alunni che vedono un cambio di supplenti dietro l’altro. Chiediamo di bandire i concorsi regolarmente e sulle base delle reali necessità delle scuole e di snellire le procedure di reclutamento sempre più contorte e costose. Chiediamo di pianificare una formazione iniziale di qualità e gratuita rispondente ai bisogni degli alunni. E ci opponiamo al dimensionamento scolastico perché taglia gli organici e aumenta le diseguaglianze. In tre anni in Lombardia verranno tagliate, almeno, 38 presidenze e già per il 2024/25 due istituti verranno soppressi. In provincia di Bergamo vuol dire vedere scomparire realtà che sono l’ultimo baluardo dello Stato in territori, come quelli montani, già difficili”.

Il sindacalista prosegue poi dichiarando: “Siamo contrari anche all’autonomia differenziata e al Ddl Calderoli perché il diritto all’istruzione deve essere garantito ed esercitato in maniera uniforme in ogni angolo del Paese. Chiediamo, inoltre, di affermare il valore delle professionalità del personale ATA che ha un ruolo fondamentale nel funzionamento della scuola. Il lavoro dei collaboratori scolastici, amministrativi e tecnici è il pilastro della comunità educante. Tali figure devono vedersi riconosciuta pari dignità e rispetto nell’ambito scolastico. In bergamasca, in 100 istituti su 140 non abbiamo DSGA, per questo chiediamo un concorso straordinario per assumere gli amministrativi che già da diversi anni ricoprono questo ruolo senza avere un giusto compenso economico. Le segreterie sono allo stremo, affette da carenza cronica di personale e sotto pressione da parte di altri enti (INPS, ATS, ANAC, INAIL ecc.) che scaricano il lavoro sugli amministrativi”.