Quella di mercoledì 5 agosto è una data destinata ad entrare nella storia
della Val Gandino. Un gruppo di giovani di Peia e Gandino ha infatti avviato
la raccolta del lino coltivato lo scorso aprile e legato al progetto “Il
tessuto, la reliquia del mondo”. L’area in cui sono stati messi a dimora i
primi semi è in via Resendenza (alle spalle della Casa Madre delle Orsoline
di Gandino), di proprietà della famiglia Torri. Il progetto ha come capofila
il Comune di Peia e punta a ripristinare coltura e cultura del lino,
arrivando a produrre (entro Pasqua 2021) cento copie certificate della Sacra
Sindone. A Gandino, in occasione dell’avvio del raccolto, è giunto anche
Enrico Simonato, segretario del Centro Internazionale di Studi sulla Sindone
che ha sede a Torino. Accolto da Silvia Bosio, sindaco di Peia, e Filippo
Servalli (vicesindaco di Gandino e coordinare del progetto), Simonato è
stato salutato anche da don Innocente Chiodi, prevosto di Gandino, don
Manuel Valentini (vicario), Giorgio Rondi, esperto del Linificio Canapificio
Nazionale, Piero e Maria Rosa Torri della famiglia che diede origine a Torri
Lana 1885, oggi guidata da Massimo Belotti, Angelo Savoldelli (resp.
Didattica della Comunità del Mais Spinato di Gandino), Lorenzo Aresi
(presidente Pro Loco Gandino e delegato di Promoserio) e Giambattista
Gherardi, coordinatore del distretto de Le Cinque terre della Val Gandino.
Simonato ha portato con sé a Gandino una riproduzione al vero su lino della
Sindone realizzata nel 2010, in vista dell’ultima ostensione pubblica
avvenuta nel 2015. La scansione digitale in altissima definizione (circa 600
Gb per una sola immagine, in pratica la memoria di un intero PC) verrà
utilizzata per riprodurre la sacra immagine su un tessuto completamente
“made in Bergamo”.
Il progetto nato in Val Gandino, sostenuto concretamente da GAL Valle
Seriana e dei Laghi Bergamaschi ed Uniacque, mette infatti al centro
un’antica tradizione tessile, tuttora rintracciabile in precisi “luoghi
della storia”. La coltivazione del lino è presente da secoli in Val Gandino,
come confermano studi approfonditi realizzati nel 2009 dal compianto geom.
Ivan Moretti, che lavorò al recupero ambientale della “Pozza del Lino”,
posta in località Pizzo a Peia e legata, non a caso, ai traffici dei
mercanti ed alla “Via della Lana”. Anche qui vi sono proprietà della
famiglia Torri, dedita sin dal diciannovesimo secolo alla tessitura di lana,
lino e canapa. L’azienda di famiglia, oggi Torri Lana 1885, è una delle più
antiche realtà tessili della Valle. “E’ stato coltivato lino – spiega
Filippo Servalli, vicesindaco di Gandino
che coordina il progetto – della varietà Eden, grazie alla disponibilità
dell’agricoltore Clemente Savoldelli. Un ruolo determinante compete al
Linificio Canapificio Nazionale che curerà filatura del lino per trama ed
ordito, mentre la tessitura a lisca di pesce del filato di lino ed il
finissaggio per la stampa avverranno grazie a Torri Lana 1885. Il Museo
della Sindone in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi sulla
Sindone si occuperà direttamente della stampa digitale a Lucca, nonché alla
numerazione e certificazione delle riproduzioni”. Le repliche (misura al
vero mt. 4,41×1,13) verranno distribuite in altrettante chiese nel mondo e
diventeranno strumento di promozione anche attraverso l’apposizione di un Qr
Code digitale che rimanderà ad un sito specifico. A margine dell’incontro un
primo annuncio: nella primavera 2021 la prima copia prodotta in Val Gandino
verrà consegnata al Museo della Bibbia di Washington (visitato ogni anno da
oltre 8 milioni di persone). L’esposizione statunitense inaugurerà in quel
periodo una sezione permanente completamente dedicata alla Sindone.