“Accompagnare chi ha voglia di fare e voglia di rispettare le nostre leggi” e quindi legare a “percorsi di apprendimento e lavoro la valutazione finalizzata al permesso di soggiorno”. Lo ha detto il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, intervenuto alla Camera dei Deputati nel corso dell’incontro tra sindaci e parlamentari.
Per far questo, però, per Gori “serve cambiare dall’inizio l’accoglienza, fondandola appunto su formazione e lavoro, tramite percorsi standardizzati. A macchia di leopardo i migranti già vengono utilizzati in linea volontaria in attività di lavori socialmente utili, per questo la concessione del permesso di soggiorno non può essere per tutti ma solo per chi accetta lavoro, l’integrazione perché l’accoglienza ricevuta richiede una restituzione”.
Il sindaco di Bergamo ha poi ricordato: “la situazione sempre più difficile” sull’arrivo di migranti “che ormai non è più un’emergenza ma un fenomento strutturale di lunga durata. L’Itali,a con la chiusura dei confini a Nord – ha ricordato ancora Gori – è diventato non più luogo di transito ma luogo su cui restare e le difficoltà sulla loro distribuzione è crescente. Su 8mila Comuni poco più 2mila accoglie e quindi la fatica ricade su pochi Municipi”. E’ quindi necessario “allargare la base dell’accoglienza, con meccanismi di incentivazione, tipo semplificazioni di vincoli burocratici o sblocco del turn over. E’ arrivato il momento di capire – ha quindi concluso il primo cittadino di Bergamo – quale destino vogliamo dare a queste persone, se di integrazione e lavoro o di marginalità e pericolo per l’ordine pubblico”.