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Da un lato l’efficienza e l’immediatezza del servizio Amazon, dall’altro, faccia a volte nascosta della medaglia, le protese dei lavoratori addetti alle consegne che lamentano una mole di lavoro insostenibile e orari estenuanti.

E così che la macchina logistica si ferma per un giorno (martedì 26 febbraio), inchiodata dalle proteste dei driver Amazon che fermano le consegne in tutta la Lombardia e si riuniscono alle 10, in attesa del neo-segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Il punto di rottura sarebbe causato dalle aziende appaltatrici che, per accaparrarsi gli appalti del big digitale, spremerebbero i dipendenti addetti alle consegne, spesso con lunghi orari, sovraccaricando i furgoni già pieni con ulteriori pacchi e non tenendo conto delle condizioni meteo, del tragitto e del traffico. 

Il numero di dipendenti, aumentato durante il periodo festivo tra dicembre e gennaio, si è sgonfiato a causa delle assunzioni a tempo determinato: molti lavoratori, assunti per il picco natalizio, sono rimasti a casa. Dal canto suo, la plurimiliardaria di Bezos, si difende dichiarando che Amazon Logistics si affida solo a pmi specializzate, nelle quali gli autisti fruiscono di salari competitivi e bonus. Per quanto riguarda la mole di lavoro, Amazon specifica che i pacchi sono assegnati tenendo conto della densità di popolazione nell’area e su base della disponibilità degli stessi autisti.