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Lavoro nei pubblici esercizi, Bergamo seconda in Lombardia dopo Milano

Un settore forte, prevalentemente femminile e giovanile, che occupa il secondo posto assoluto regionale. Bar, ristoranti e pubblici esercizi bergamaschi impiegano 25.861 lavoratori, dato tuttavia decisamente lontano dal primato di Milano, dove il settore dà lavoro a 97.248 addetti, ma superiore a Brescia che ne conta 24.456. È quanto emerge dall’Osservatorio Fipe- Federazione italiana pubblici esercizi “L’occupazione dipendente nei pubblici esercizi” su elaborazione dati Inps 2023. Bergamo concentra il 12,3% degli addetti regionali e il 2,45 % dei lavoratori italiani. Il 65,5% dei lavoratori bergamaschi è rappresentato da donne, percentuale decisamente superiore qui che altrove: la concentrazione media lombarda al femminile è infatti del 52,8%, 50,8% quella nazionale. La crescita percentuale degli addetti, tra il 2023 e il 2022 è stata del +10,7% per gli uomini contro l’8,2% delle donne. Decisamente inferiore il numero di stranieri nei locali bergamaschi: rappresentano infatti il 20,3% degli occupati, contro il 31,3% lombardo e il 26,7% nazionale Tuttavia la dinamica occupazionale evidenzia un crescente ricorso ad addetti stranieri:+14%, contro il +7,8% degli italiani. Quanto all’età, il settore è fortemente giovanile. Più di un terzo dei lavoratori ha al massimo 30 anni. Solo il 5,8% ha più di 60 anni. Cresce l’impiego di giovanissimi, fino a 20 anni, +27,8% (in Lombardia la media è inferiore, +25,7%), ma anche quello degli over 60enni, +16,1% (la media regionale segna il +18,6%). A Bergamo il lavoro nei pubblici esercizi è stabile (tempo indeterminato) e la componente stagionale è residuale. Sono a tempo indeterminato due lavoratori su tre pari al 70%. Il dato supera quello regionale (68,4%) e nazionale (58,5%) A tempo determinato il 29,2%. Gli stagionali sono solo lo 0,9% contro il dato regionale (2,5%) e nazionale (9,6%). La crescita è stata significativa nel Tempo determinato pari al 15,7%, il tempo indeterminato pari al 6,6% mentre gli stagionali hanno addirittura perso occupati – 0,5%. Venendo alle forme contrattuali sono contratti di lavoro full time il 38,8% degli assunti. Il dato è nettamente inferiore a quello regionale (45,6%) e nazionale (411%). Tra il 2023 e il 2022 la crescita del full time è stata dell’11,5% contro il 7,5% del part time.

“Il settore con il secondo posto assoluto dopo Milano mostra la sua importanza e forza in chiave sia quantitativa che qualitativa- commenta Oscar Fusini, direttore Confcommercio Bergamo-. È ’ il successo di un settore che è in maniera preponderante femminile. La ricerca evidenzia che il lavoro nei bar e ristoranti bergamaschi cresce ed è ancora fortemente attrattivo soprattutto per i giovani. E rispetto ad altri contesti, a Bergamo il lavoro non è stagionale, con un residuale 0,9%, ed è più stabile. L’utilizzo diffuso del part time è una dimostrazione di resilienza del settore che occupa per lo più donne che hanno spesso esigenze di orari di lavoro più contenuti. L’occupazione è in continua crescita. Il settore sta recuperando ulteriore manodopera e lo sta facendo reclutando dove trova offerta. Di qui la crescita degli stranieri, dei giovanissimi fino a 20 anni e degli over 60, con contratti full time anche se a tempo determinato”.

“La ricerca conferma la mancanza di quella fascia di lavoratori esperti e professionalizzati dai 30 ai 40 anni, un effetto imputabile alla riconversione durante lo stop per la pandemia, quando chi aveva una famiglia da mantenere si è visto costretto in molti casi a cambiare lavoro e settore – commenta Petronilla Frosio, presidente del Gruppo Ristoratori Confcommercio Bergamo-. Di contro, cresce il numero di giovanissimi: stiamo ancora beneficiando dell’onda lunga di Masterchef e dintorni, anche se le classi di cucina all’alberghiero si stanno già riducendo. C’è senza dubbio una maggior offerta di studenti universitari, pronti a darsi da fare per pagarsi gli studi. Mense e ristorazione collettiva continuano ad essere fortemente attrattivi per le donne, con contratti part time e orari che consentono di conciliare con maggiore agio famiglia e lavoro. In generale, cambia l’organizzazione del lavoro, sempre più su turni e part-time. Trovare personale continua ad essere un problema, specialmente preparato. Il settore soffre e, oltre alle incombenze di gestione aziendale, si trova sempre più in affanno o a pianificare turni e orari del personale, oltre che a coprire imprevisti all’ordine del giorno”.
“La voglia di fare e lavorare non manca, ma pochi sono pronti a mettersi davvero in discussione- commenta Diego Rodeschini, presidente del Gruppo Bar, Caffetterie, Pasticcerie Confcommercio Bergamo-. Prevale la voglia di avere più spazio per il tempo libero e capita sempre più frequentemente di assumere ragazzi che nel giro di qualche anno optano per un cambio radicale di vita. Oggi chi trova un buon dipendente trova un tesoro e come tale se lo tiene stretto. Come è accaduto per l’edilizia da anni, credo che sia opportuno valutare la formazione di stranieri che intendano intraprendere questa carriera, che può dare grandi soddisfazioni. Fa piacere vedere come la componente femminile sia nella nostra provincia un asset importante: in pasticceria le donne hanno spesso una marcia in più, per precisione e attenzione a ogni minimo dettaglio”.

La ricerca di FIPE “L’occupazione dipendente nei pubblici esercizi”

La ricerca di FIPE sull’Occupazione nei pubblici esercizi (bar, ristoranti, stabilimenti balneari, discoteche, mense e catering) rileva oltre un milione di dipendenti e 167mila aziende. Il settore è caratterizzato da stagionalità, con variazioni significative nel numero di lavoratori e aziende durante l’anno (si va da 918.772 a 1.219.555 dipendenti; da 154.878 a 180.939 attività). Le imprese sono prevalentemente piccole, con una media di 6,4 dipendenti, e la forza lavoro è giovane, con oltre il 60% sotto i 40 anni e poco più di 4 su 10 ha meno di 30 anni. Il lavoro femminile rappresenta quasi il 51% degli occupati. La maggior parte dei lavoratori è impiegata a tempo parziale (58,9%), mentre il 58,5% ha contratti a tempo indeterminato. La tipologia contrattuale più diffusa nel settore è il tempo indeterminato (626.503 unità) pari al 58,5% mentre il tempo determinato riguarda 341.991 lavoratori dipendenti (31,9%). I Iavoratori stagionali sono il restante 9,6%. Il 12,3 % dei lavoratori dipendenti del settore ha un contratto di lavoro intermittente. Nel 2023 i lavoratori intermittenti sono stati poco meno di 132mila in media d’anno. Il settore mostra anche una notevole presenza di lavoratori stranieri (26,7% pari a 285.755) e una crescita generale dell’occupazione rispetto al 2019 (+84mila lavoratori). Le donne svolgono un ruolo cruciale, con una presenza crescente soprattutto nel settore della ristorazione, dove rappresentano il 50,8% dei dipendenti. Il lavoro part-time è prevalente tra le donne, specialmente nelle fasce d’età più mature. Il settore, nonostante la crisi demografica, continua ad attrarre giovani, che costituiscono circa il 40% della forza lavoro. La Lombardia è la regione con il maggior numero di aziende (ne concentra il 15%) e lavoratori nel settore (209mila occupati), mentre l’Umbria ha la più alta percentuale di dipendenti donne (68%).

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