I farmaci anticoagulanti attualmente in commercio si distinguono in vecchi anticoagulanti orali (VAO) e in nuovi anticoagulanti orali (NAO). I vecchi farmaci anticoagulanti sono due: il warfarin (coumadin) e l’acenocumarolo (sintrom).
Le indicazioni degli anticoagulanti orali sono: il trattamento e la prevenzione della trombosi venosa profonda e dell’embolia polmonare, la presenza di protesi valvolari cardiache meccaniche o biologiche, la sindrome da anticorpi anti fosfolipidi (rara sindrome autoimmunitaria in cui è presente una ipercoagulazione del sangue) e la fibrillazione atriale cronica (una aritmia molto diffusa, soprattutto negli anziani, che predispone alla formazione di trombi all’interno delle cavità cardiache, da cui possono partire degli emboli causando episodi ischemici, soprattutto a livello cerebrale. Come agiscono i tradizionali farmaci anticoagulanti orali? La sintesi di tutti i prodotti della coagulazione avviene nel fegato tramite delle reazioni chimiche rese possibili dalla vitamina K, gli anticoagulanti orali tradizionali antagonizzano l’effetto di questa vitamina, riducendo quindi la produzione dei fattori della coagulazione, rendendo quindi il sangue più fluido. Questi anti coagulanti non possono essere somministrati a dosi fisse come quasi tutti gli altri farmaci. Ogni paziente richiede una dose personalizzata di farmaco per raggiungere il livello di anticoagulazione adeguato. Infatti, se da un lato questi farmaci prevengono la formazione di trombi, dall’altro espongono l’individuo ad un aumentato rischio di emorragia. Il loro dosaggio deve essere quindi individuato tramite il monitoraggio periodico di un esame ematico definito INR. Il valore di INR deve essere compreso tra un minimo ed un massimo che è variabile in base al tipo di patologia da trattare, e in particolare nei casi più frequenti deve essere compreso tra 2 e 3. Se il valore dell’INR è inferiore a 2 significa che il sangue è troppo denso,con rischio di formazione di trombi, quindi il dosaggio va aumentato. Se il valore è superiore a 3 significa che il sangue è troppo fluido ,con pericolo di emorragie, quindi il dosaggio va ridotto. Se il valore dell’INR risulta essere sopra i 5, in assenza di emorragie, il farmaco va sospeso per 3 giorni, in presenza di emorragie non gravi, oltre alla sospensione si procede alla somministrazione di vitamina K (Konakion) per via orale. Comunque il valore dell’INR va sempre comunicato al medico che, a seconda del valore varierà o lascerà immodificato il dosaggio del farmaco. Ogni quanto va eseguito l’INR? Inizialmente va eseguito un prelievo ogni 2- 3 giorni, fino al raggiungimento del valore terapeutico, quando poi il valore è stabilmente nel range, l’esame si può eseguire ogni 15 giorni. I farmaci anticoagulanti vanno assunti sempre a digiuno intorno alle ore 16 – 17. Hanno interferenze con molti farmaci la cui assunzione in contemporanea può quindi essere pericolosa. Tra i farmaci più problematici per interferenze vi sono glia antiinfiammatori e gli antibiotici. in caso di bisogno gli anti infiammatori meno dannosi sono il paracetamolo (tachipirina) e l’ibuprofene (brufen,moment, ecc….), tra gli antibiotici il meno dannoso è l’amossicillina. Comunque un paziente in terapia anticoagulante, prima di assumere qualsiasi farmaco deve chiedere consiglio al proprio medico. I pazienti in terapia con anticoagulanti orali devono fare attenzione anche all’alimentazione. Il prezzemolo andrebbe assolutamente evitato ed andrebbe ridotto il consumo di alimenti ricchi di vitamina k come il basilico,i cavoli, gli spinaci ed in genere le verdure a foglia larga. Anche le erbe medicinali possono creare problemi. Potenziano l’effetto anti coagulante il ginko biloba, l’aglio,l’iperico e il tamarindo. Riducono l’effetto anti coagulante la passiflora,il ginepro, la verbena ed il ginseng.
I nuovi anticoagulanti orali (NAO) sono 4: apixaban (eliquis) e dabigatran (pradaxa) che vanno assunti 2 volte al giorno , rivaroxaban (xarelto) e edoxaban (lixiana) che vanno assunto 1 volta al giorno. Hanno il grosso vantaggio, rispetto agli anticoagulanti orali tradizionali, di non richiedere un monitoraggio dell’INR e di avere molte meno interferenze con farmaci ed alimenti. Lo svantaggio è che sono molto più costosi:un mese di terapia costa circa 100 euro in confronto ai 3 euro mensili dei vecchi anticoagulanti orali. Possono essere prescritti dal medico di medicina generale solo previa compilazione di un piano terapeutico da parte dello specialista. Sono indicati in pazienti con INR non stabile in corso di terapia con i vecchi anticoagulanti,in presenza di una fibrillazione atriale senza alterazioni delle valvole cardiache. Sono invece controindicati in presenza di insufficienza renale ed epatica.