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“I cacciatori votano, gli animali no”: questo lo striscione che una centinaio di cacciatori lombardi hanno esposto davanti all’ingresso di Palazzo Lombardia, sede del Consiglio regionale, per protestare contro l’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava che, dicono, “ci ha voltato le spalle”. Al presidio partecipano i rappresentanti delle sigle Acl (tra cui il presidente, Carlo Bravo), Anuu, Enalcaccia, Anlc Libera Caccia, “ossia le associazioni a vocazione migratorista, una tipologia di caccia tradizionale della Lombardia, praticata da circa 30 mila cacciatori”, spiega Fortunato Busana, presidente provinciale dell’Acl di Bergamo.

I cacciatori chiedono principalmente la riapertura dei cosiddetti “roccoli”, (ossia gli impianti di cattura, chiusi da due anni), la possibilità di cacciare in deroga alcune specie migratorie (tra cui fringuello, peppola e storno) e di togliere la segnatura immediata dell’abbattimento della selvaggina migratoria, ripristinando quella a fine giornata.