Sal 29 marzo al 5 maggio 2025 il Salone Principale del Palazzo Storico Creberg ospiterà un prezioso nucleo di sculture di Ugo Riva, presentando al pubblico la nuova installazione che dà il titolo alla mostra (“La Scala d’Oro”) e due opere storiche recentemente rinnovate dallo stesso artista (“L’Arca della Speranza” e “Davanti al Mistero”).
A completare l’evento, in Loggiato sarà esposta una serie di dettagliati bozzetti e di disegni preparatori, eseguiti dallo scultore, che colloquieranno con un progetto fotografico di Andrea Sbardellati dal titolo “Animula. Visioni di un viaggio ispirato al Genius Loci del Vittoriale” nato da un’idea di Ugo Riva.
La mostra “La Scala d’Oro”, a cura di Angelo Piazzoli e Ugo Riva, verrà inaugurata sabato 29 marzo 2025; dalle 17.00 alle 19.00 avrà luogo la prima delle due aperture straordinarie di Palazzo Creberg offerte al pubblico da Fondazione Creberg.
Nell’occasione dell’apertura della mostra, Ugo Riva verrà insignito a Palazzo Creberg dell’importante “Premio Nazionale e Internazionale Montale fuori di casa – sezione Arte” fondato da Adriana Beverini nel 1996 (Centenario della nascita di Eugenio Montale) per ricordare il Premio Nobel per la Letteratura in ogni suo aspetto, non solo il Poeta universalmente noto, ma anche il Giornalista, il Saggista, il Critico Musicale e d’Arte.
La seconda apertura straordinaria, prevista per il 5 aprile dalle 15.00 alle 19.00, vedrà la presenza dell’artista, a disposizione per colloquiare con i visitatori.
Un nuovo appuntamento espositivo, il quarto, che la Fondazione Credito Bergamasco dedica, a Palazzo Creberg, all’artista Ugo Riva, nato a Bergamo nel 1951. Qui, Riva ha un profondo rapporto affettivo con i luoghi e con le persone, essendo stato dipendente della banca Credito Bergamasco (oggi Banco BPM) dal 1970 al 1996. Poi le dimissioni e l’inizio di un nuovo capitolo della vita, certamente più rischioso e meno rassicurante ma inevitabile. Per Ugo Riva la professione dello scultore è una missione da svolgere, un compito calato dall’alto senza preavviso né intenzione, quasi una sottomissione ad una volontà superiore; una vocazione che, nel momento della consapevolezza, egli ha accettato come scelta di vita irrinunciabile.
Le opere in mostra dialogano con la scultura Anima Mundi, segno permanente commissionato da Fondazione Creberg a Ugo Riva per celebrare il 120° anniversario del Credito Bergamasco. Anima Mundi venne collocata davanti all’ingresso principale del Palazzo Storico, in Largo Porta Nuova, nel 2011 dopo il restyling della piazza realizzato dal Creberg per celebrare il suo centoventesimo anniversario. Nel 2021, quando la pandemia era ancora in corso, Fondazione Creberg dedicò la monumentale opera al ricordo delle vittime del Covid.
«Ammirare mostre di scultura, dense di qualità e di contenuti – afferma Angelo Piazzoli, Presidente di Fondazione Creberg e curatore dell’evento espositivo – è sempre più raro; e, si badi bene, non tanto a fronte della peculiarità logistiche e operative (costi di trasporto, necessità di spazi idonei, …), sicuramente superabili, quanto piuttosto per scelte di “marketing culturale”. Nonostante una tradizione di grandi scultori, anche nel nostro territorio non ci si discosta molto dagli andamenti generali. Siamo quindi particolarmente orgogliosi di dare nuova visibilità ad un artista che ormai rappresenta un genere in via di estinzione: lo “scultore ortodosso”, vero e proprio “panda” in ambito artistico. A fronte della situazione delineata – parafrasando il noto quesito di Giovenale nelle sue Satire (“Quis custodiet custodes?”) e ampliandone il significato in senso “protettivo” – oggi viene spontaneo chiedersi “Chi salvaguarderà gli scultori?” Noi ci proviamo».
Da tempo Fondazione Creberg persegue una doverosa valorizzazione ai Maestri della scultura bergamasca in un progetto pluriennale, indirizzato ad attribuire il meritato rilievo alla splendida stagione artistica del Novecento nella nostra città; si pensi, solo negli ultimi anni, a Viveka Assembergs, Gianni Grimaldi, Franco Dotti, Carlo Previtali, Giacomo Manzù, Ugo Riva, Piero Cattaneo Giancarlo Defendi, e – sul piano storico e culturale – alla promozione e al sostegno di Immaginario plastico, una fondamentale indagine, in due volumi, della storica dell’arte Marcella Cattaneo, impegnata a restituire la complessità della scena artistica scultorea bergamasca dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Duemila.
«Con questa nuova e complessa installazione – evidenzia Piazzoli – Ugo Riva continua il suo percorso di ricerca sulla materia e sulla narrazione visiva, dimostrando ancora una volta la sua capacità di tradurre il passato in un linguaggio attuale e universale. “La Scala d’oro” non è solo un’opera d’arte, ma un racconto tridimensionale che ci invita a interrogarci sul senso della sofferenza, del potere e della redenzione».
La mostra / Prima sezione
Al centro del Salone Principale di Palazzo Creberg prende spazio la nuova grande istallazione La Scala d’Oro (2023-2024, terracotta policroma, alluminio, ferro e materiali vari, 338×220×100), opera articolata, dove pittura e scultura si integrano a vicenda per indicare un percorso etico fuori dai canoni imperanti.
Racconta Ugo Riva: «La Scala è nata per caso, sempre che il caso esista: l’occasione è stata il passaggio a piedi davanti ad una svendita di arredi per casa in cui, alla prima occhiata, colpirono la mia attenzione due porta candele in alluminio patinato che acquistai d’impulso, senza ancora averne coscienza completa del possibile utilizzo. È qualcosa che, del resto, mi succede sovente: sono i materiali stessi che mi chiamano per trovare una nuova vita».
Un candelabro e due portacandele sono l’impalcatura portante e simbolica che regge la scena della Crocefissione (e, sull’altro lato, della Deposizione) con i personaggi canonici modellati nella terracotta policroma. Nonostante la fissità dell’argilla, le figure sembrano quasi danzare e, sospese in un movimento circolare, evocano il meccanismo di un carillon. Il pathos della narrazione sacra si fonde con un senso di dinamismo teatrale tipico del tableau vivant dove gli attori si animano di gesti solenni pur restando immobili e muti.
Nella parte inferiore, sotto i bracci del candelabro, un grande trono sospeso e apparentemente irraggiungibile, se non attraverso la scala d’oro, accoglie quattro figure enigmatiche: due donne con un bambino, evocazione della maternità e della regalità mariana e due uomini abbigliati con sontuosi vestiti e scettri, simboli di potere e autorità.
Questo contrasto tra la parte superiore, dominata dal sacrificio e dal dolore, e la parte inferiore che richiama invece la ricchezza spirituale e terrena, crea uno spettacolare dialogo concettuale e visivo.
Ugo Riva torna dunque a sorprenderci con una nuova installazione il cui cuore è una monumentale scultura di straordinario effetto scenico, nella quale l’artista fonde elementi ispirati alla tradizione artistica medievale e rinascimentale con una sensibilità contemporanea. «Le influenze di Ugo Riva – ricorda Angelo Piazzoli – sono molteplici ma arrivano soprattutto dai suoi artisti d’affezione: Ambrogio Lorenzetti e le sue pungenti allegorie civiche con le sottili riflessioni sul potere e la morale; i commoventi Calvari bretoni pieni di corale drammaticità; i Sacri Monti lombardi e piemontesi, che trasformano la devozione in esperienza scenica e teatrale; il Lorenzo Lotto di Monte San Giusto, con il suo magico equilibrio di immobilità e movimento. “La Scala d’Oro” è una sintesi di riferimenti del passato e del presente, è un’opera che riesce ad essere, al tempo stesso, aulica e popolare, sacra e quotidiana, statica e vibrante».
«L’opera “Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo di Lorenzetti” – sottolinea Ugo Riva – mi dava la bella opportunità di riprendere e riattualizzare quell’ impegno civile tanto sbandierato negli anni della giovinezza, sviluppando una riflessione sullo stato dell’arte della società narcotizzata dal consumismo, immersa nell’estetica tatuata dell’apparire, stordita e annoiata dalle futili chiacchiere di governanti incapaci di una visione unitaria sul destino dell’umanità. L’arte, del resto, ha anche questo compito e Ambrogio già lo dichiarava nel 1338 sulle pareti del Palazzo Pubblico in piazza del Campo a Siena. Il progetto della Scala d’oro è pure stato stimolo ad un’ulteriore riflessione sul tema principe della mia ricerca interiore ed estetica, quello della maternità».
Il tema viene ripreso con grande puntualità, nel catalogo della mostra, da Giovanni Gazzaneo, Presidente della Fondazione Crocevia e Direttore di Luoghi dell’Infinito: «La Scala d’Oro abbraccia gli eventi della storia degli uomini e il quotidiano della nostra piccola o grande storia. Una donna e il suo bambino, la vita nuova per il vecchio mondo. I volti del Potere. Il Figlio dell’uomo crocifisso e l’umanità che si muove attorno. Chi straziato dal dolore, chi pieno di odio, chi resta indifferente… E poi quelle mani misericordiose che depongono il corpo di Cristo, che non si lasciano travolgere dallo scandalo della morte, e sono lì, nonostante tutto, nonostante il Signore dell’Universo si sia arreso all’infamia della croce… Ugo Riva non solo sa plasmare, ma sa narrare come pochi altri. Un narratore di immagini, che ci ripropone il “Gran teatro del mondo” con un linguaggio antico e sempre nuovo».
A proposito dell’opera di Ugo Riva, Franco Cardini – Professore emerito di Storia Medioevale dell’Università di Firenze, Directeur École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi e Docente di Storia Medioevale alla Harvard University – offre un interessante affondo in catalogo sul tema della “Scala”. Afferma Cardini che «nell’opera monumentale di Ugo Riva un ruolo centrale è quello della scala. Ruolo talmente centrale nell’opera – che si declina tra la Maestà della Vergine, la Crocifissione e la Deposizione – da diventare il nome di questo capolavoro della scultura non solo contemporanea: “La Scala d’Oro”. La scala è uno degli oggetti e dei manufatti più noti e più antichi del mondo, sia pure in forme e con funzioni diversissime: dallo scalone d’onore dei palazzi e delle grandi chiese all’umile scala di corda e all’essenziale scala “a pioli”. È, quindi, anche un simbolo molto diffuso, collegato con l’ascesa e la discesa nelle molte accezioni di tali due parole».
La mostra / Seconda sezione
Ai lati del Salone, saranno collocate due storiche sculture rivisitate per l’occasione: L’Arca della Speranza (2001-2024, terracotta policroma, ferro, gemme e materiali vari, 241×47×34 cm) e Davanti al Mistero (2001- 2024, bronzo ferro e glitter, 275×61×46 cm).
«Il destino ha voluto che – spiega Ugo Riva – proprio mentre progettavo l’allestimento della Scala d’oro nel salone di Palazzo Creberg in compagnia di Angelo Piazzoli – con cui fin dai tempi di Anima Mundi, condivido una liaison artistica appassionata e libera – fossero arrivate in studio due mie opere risalenti all’anno 2000. Un caro collezionista mi aveva infatti chiesto di tenerle in deposito dal momento che egli era impegnato in un lungo trasloco: si tratta dell’“Arca della Speranza”, opera in terracotta collocata in una sorta di tabernacolo e concepita come omaggio alla Madonna del Parto di Piero, e di “Davanti al Mistero”, che è costituita da una grande stele in ferro e bronzo. Osservandole, sono giunto immediatamente alla conclusione che le due opere, sia per tematica che per sviluppo verticale, avrebbero completato magistralmente la tematica trattata ne “La Scala d’Oro” elevandola ad un ulteriore livello di elaborazione».
Angelo Piazzoli conclude: «Sono opere colte, profonde e dense di suggestioni sul piano del pensiero e dello spirito che inducono all’introspezione e si legano ai valori del Giubileo, simbolo forte e auspicio accorato di rinnovamento interiore, di riflessione, di speranza».
La mostra / Terza sezione
In Loggiato, quale aulico complemento del percorso delineato nel Salone Principale, prende vita una selezione di disegni preparatori caratterizzati dall’inconfondibile tratto di Ugo Riva, che, come gli antichi maestri, considera la pratica del disegno non un semplice accessorio con cui dilettarsi, ma una parte integrante e fondamentale di un processo artistico che cementa la vita con l’arte.
La mostra / quarta sezione
ANIMULA. Visioni di un viaggio ispirato dal Genius Loci del Vittoriale
Mostra fotografica di Andrea Sbardellati
Allestita in Loggiato, Animula è un racconto per immagini, un taccuino di visioni còlte seguendo con discrezione il Poeta nel suo dialogo intimo e silenzioso con la propria anima: il Genius Loci del Vittoriale.
Il progetto nasce da un’idea di Ugo Riva ed è parte di un racconto fotografico più ampio dedicato alle opere dello scultore bergamasco ospitate al Vittoriale degli Italiani.
La collaborazione artistica di Riva con il presidente Giordano Bruno Guerri ha contribuito a creare un percorso di arte contemporanea all’interno del parco, dando concretezza alle parole con cui lo stesso d’Annunzio aveva definito la sua dimora: “un libro di pietre vive”.
Ed è sugli spazi esterni del Vittoriale che si è concentrata la ricerca fotografica di Andrea Sbardellati proposta in queste immagini, volutamente realizzate in bianco e nero allo scopo di discostarsi dall’apparenza della contemporaneità e avvicinarsi alla visione essenziale dei luoghi dannunziani.
Le fotografie che possiamo vedere non hanno un intento documentario; pur rappresentando le parti più o meno nascoste del Vittoriale sono inquadrature scelte, progettate nel taglio, nell’ora dello scatto e con due caratteristiche che le accomunano: la solitudine e il silenzio.
È pensando ai momenti di intima riflessione trascorsi dal Poeta in questi luoghi che molte di queste immagini hanno preso forma, complice quel difficile periodo di isolamento del nostro recente passato tra il 2020 e 2021, in cui sono state realizzate.
Architetto e fotografo professionista, Andrea Sbardellati (Siena, 1965) lavora nell’ambito del restauro dei beni culturali utilizzando la fotografia come strumento di conoscenza storica. Si è dedicato alla fotografia di opere d’arte pittoriche, scultoree e di architettura monumentale, anche utilizzando tecniche di fotogrammetria in progetti di ricerca multidisciplinari. Negli ultimi anni ha curato, la realizzazione di cataloghi di mostre di scultori contemporanei fotografando le opere di Ivan Theimer, Gustavo Aceves, Mimmo Paladino e Ugo Riva.
Informazioni sulla mostra
L’esposizione rimarrà aperta al pubblico dal 29 marzo al 2 maggio 2025, con accesso libero e gratuito, nei giorni feriali, dalle 9 alle 13. Sono previste due aperture straordinarie.
Prima apertura straordinaria sabato 29 marzo 2025
Ore 16.45 – 19.00. Apertura del Palazzo Storico del Credito Bergamasco (Banco BPM) in Bergamo, Largo Porta Nuova, 2.
Ore 17.00 Presentazione ufficiale della mostra nel Salone Principale di Palazzo Creberg con interventi di Angelo Piazzoli e di Ugo Riva; a seguire, visita libera.
Seconda apertura straordinaria sabato 5 aprile 2025
Ore 15.00 – 19.00. Visita libera con presenza dell’artista a disposizione dei visitatori.
Catalogo
A tutti i visitatori verrà consegnato, come sempre gratuitamente, il catalogo edito da Fondazione Credito Bergamasco con testi di Franco Cardini, Giovanni Gazzaneo, Angelo Piazzoli, Ugo Riva, con poesie di Davide Rondoni e con un corredo fotografico di straordinaria qualità realizzato dal maestro Andrea Sbardellati.