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Più realismo, più chiarezza, più concretezza. Indire gli Stati generali della Montagna, così come fatto dalla Provincia di Bergamo, in collaborazione con le cinque Comunità Montane e il CAI, è buona cosa. Innanzitutto, perché parlare di montagna, in una terra bergamasca che è al 50% costituita da “terre alte”, è quasi naturale. Poi, perché, attraverso strategie politiche collaborative, si può organizzare e programmare un carnet di future azioni e iniziative operative finalizzate a valorizzare veramente la montagna, in un’ottica di sviluppo socio-economico e di freno allo spopolamento.

Ma attenti, per “salvare” la nostra montagna non bastano i proclami già scritti e già letti; non bastano i circoli vallari di discussione, dove gli “addetti ai lavori” elencano le buone intenzioni, magari scrivendole anche su un’agenda comune. La montagna va salvata non a parole, ma con i fatti. Con un approccio funzionale e operativo: con realismo, chiarezza, concretezza, valori che peraltro sono propri della gente di montagna. Ho partecipato, il 10 giugno a Zogno e il 24 giugno alle Terme di Sant’Omobono, a due “tappe” degli Stati Generali della Montagna. Bene, ho ribadito quanto sappiamo già da tempo: servono soprattutto strategie “politiche” per salvare la montagna.

Cioè leggi buone ed efficienti, come la “Legge sui piccoli Comuni”, che peraltro proprio i Consorzi BIM, di cui sono presidente nazionale, attraverso FederBim, sollecitano da tempo. Una legge che già c’è, approvata il 9 settembre 2016, addirittura all’unanimità, cosa più unica che rara in Italia, ma purtroppo ancora ferma al Senato. Ripeto, ferma al Senato! Una legge che, se operativa, può essere un buon rimedio all’attuale precario stato di salute della montagna. Peraltro, una legge pensata e masticata, che ha avuto un percorso lungo tre anni, raggruppando differenti proposte di diversi partiti. Quindi, una legge condivisa, di stampo “trasversale”. Una legge fortemente voluta sia dall’on. Realacci sia dall’on. Borghi, che ne è stato relatore in VIII Commissione-Ambiente e Territorio, sia dal bergamasco on. Misiani, relatore in V Commissione-Bilancio. Questa legge contiene varie misure per il sostegno dei piccoli Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti. Si badi bene che in Italia sono 5.585 i Comuni con questa cifra di abitanti, pari al 70% dei Comuni totali; e in Lombardia i Comuni in questo stato sono 1.061 Comuni su 1.527, pari al 69,51%; e in provincia di Bergamo 166 su 242, pari al 68,6%; e di questi 166, ben 95 sono addirittura sotto i 2.000 abitanti. Questa legge è per i “piccoli Comuni” una grande opportunità, perchè la stragrande maggioranza di questi piccoli Comuni è situata in montagna.

Nel testo di legge si percepisce la volontà di rivalutare i piccoli Comuni, riconoscendo loro diverse peculiarità, in particolare su alcuni servizi: scuole, trasporti, poste, green economy, turismo culturale, banda larga,… Questa legge, poi, prevede anche un fondo di 100 milioni di euro, da erogare dal 2017 al 2023 compreso: per il 2017, 10 milioni di euro, poi 15 milioni di euro ogni anno successivo. Certo, la risorsa finanziaria può apparire non ingente, ma è il principio che conta. I Consorzi BIM vogliono essere parte attiva e propositiva nel carnet di iniziative finalizzate a salvare la montagna: del resto, è nel loro DNA. E, pertanto, come Consorzio BIM Brembo e Serio sollecito la provincia di Bergamo a stimolare e coinvolgere i parlamentari bergamaschi, in particolare i senatori, perché intervengano a calendarizzare e portare a definitiva approvazione la “Legge sui Piccoli Comuni” che, approvata all’unanimità il 9 settembre 2016 alla Camera, è ferma tuttora al Senato.

Questa legge va approvata al più presto, soprattutto per non perdere risorse importanti, già destinate: 100 milioni di euro, da erogare dal 2017 al 2023 compreso: per il 2017, 10 milioni di euro, poi 15 milioni di euro ogni anno successivo. Tutti hanno bisogno di questa legge: i Comuni per le risorse, i sindaci per i loro poteri. Ma al di là della “Legge sui Piccoli Comuni”, che è già buona cosa, serve un regime fiscale che aiuti la montagna a risollevarsi. E’ talmente evidente. Bisogna dare ossigeno agli operatori che ancora resistono in montagna. Va messa in atto una parziale defiscalizzazione delle piccole attività commerciali, artigianali e dei servizi alla persona, che vengono svolte da imprese individuali o familiari, le quali non devono più essere assillate da burocrazia astrusa e da fisco vessatorio. Per loro deve essere previsto un regime forfettario specifico che elimini gli inutili costi della burocrazia. E’ giusto ricordare che questi operatori svolgono un’attività indispensabile nei piccoli Comuni e nelle frazioni di montagna: la loro attività si configura come un servizio “pubblico”, a favore delle comunità; quindi, va loro riconosciuto uno sgravio fiscale. Questa la prospettiva a cui bisogna tendere per salvare la montagna.

 

Il presidente del BIM Brembo-Serio

Carlo Personeni