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Sindacati pensionati di Bergamo chiedono blocco aumenti rette RSA

LA MOBILITAZIONE DEI PENSIONATI CGIL

“Dopo aver pesantemente ridotto la rivalutazione per il 2023 e il 2024, il governo sta ora pensando di colpire nuovamente i trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il minimo, che di certo non sono pensioni ricche”. Così, questa mattina, Augusta Passera, segretaria generale dello SPI-CGIL provinciale, il sindacato pensionati, ha annunciato la mobilitazione che vedrà una serie di assemblee anche sul territorio di Bergamo, fino al giorno della mobilitazione regionale a Milano, in piazza San Babila, il 30 ottobre (alle ore 9.30).

“Si va verso la prossima Legge di Bilancio per il 2025. La CGIL e noi dello SPI-CGIL diciamo no all’ipotesi di tagliare la rivalutazione delle pensioni rispetto all’inflazione sulla base di quanto già accaduto nel 2023-2024. Per questo, per riconquistare un potere d’acquisto adeguato, come anche per la tutela della non autosufficienza, per la sanità pubblica, fra le altre rivendicazioni, incontriamo da lunedì i pensionati bergamaschi e saremo, a fine mese, alla manifestazione di Milano”.

Sono già tredici le assemblee dei pensionati in programma in Bergamasca. Si comincia da Trescore e Calusco d’Adda, lunedì 14 ottobre, e Bolgare martedì 15. Ecco di seguito il calendario dettagliato.

Prime assemblee SPI

Un’analisi del Dipartimento Previdenza della CGIL nazionale e dello SPI-CGIL ha cercato di quantificare i possibili tagli previsti per il 2025, che si aggiungono a quelli già in atto per il biennio 2023-2024. Nell’arco del triennio 2023-2025, una pensione che nel 2022 ammontava a 1.732 euro nette subirà un taglio totale complessivo di 968 euro; per una pensione netta di 2.029 euro la perdita sul triennio sarà di 3.571 euro, e per una di 2.337 euro si arriverà a una perdita di 4.487 euro. Chi percepisce una pensione netta di 2.646 euro, perderà alla fine dei tre anni complessivamente 4.534 euro.

Secondo l’analisi, questi tagli, proiettati sull’aspettativa di vita media, possono raggiungere cifre molto elevate: da 8.772 euro per un pensionato con 1.732 euro netti, fino a 44.462 euro per chi percepisce 2.646 euro netti.

“Invece di combattere con fermezza l’evasione fiscale e contributiva il Governo pensa ancora una volta a ridurre le pensioni. Occorre, invece, garantire la tutela del potere d’acquisto dei pensionati, come indicato nella piattaforma unitaria, per rispettare il patto tra Stato e cittadini. Riteniamo inaccettabile che il Governo, sul tema, non abbia mai aperto un vero confronto con le organizzazioni sindacali”, conclude Passera.

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